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Betta splendens

 

Betta splendens

(Regan, 1910)

 

Betta splendens

 

Superbo pesce asiatico, il mitico "Pesce Combattente". Va inserito tassativamente un solo maschio in acquario, abbinandolo, a seconda dello spazio disponibile, con una o più femmine. Se tenuto da solo è idoneo a vivere anche in acquari molto piccoli, non esagerate però, almeno 15 litri netti se li merita. Ama acquari ricchi di vegetazione con acqua non eccessivamente mossa.

 

 

Fotogallery Betta splendens

 

Nome scientifico:

Betta splendens


Nome comune:

pesce combattente


Famiglia:

Osphronemidae


Luogo d’origine:

Sud Est Asiatico (Thailandia, Malacca, Laos, Cambogia, Singapore, Vietnam), ma ormai allevato da decenni in tutto il mondo


Morfologia:

corpo cilindrico, bocca rivolta leggermente verso l'alto, pinne molto sviluppate nei maschi. Sono presenti molte varietà cromatiche ottenute dagli allevatori mediante selezione. Per la livrea della forma originaria vedere "Nota aggiuntiva".


Dimensioni:

femmine fino a 5 / 6 cm, maschi fino a 6 / 8 cm a seconda della lunghezza della pinna caudale


Dimorfismo sessuale:

impossibile non notarlo; le femmine hanno livrea meno appariscente, sono più tozze e più piccole, presentano la pinna caudale tonda e raggiata, i maschi invece presentano tutte le pinne molto più allungate e un corpo più snello. Nelle femmine è presente una piccola escrescenza sferica biancastra tra le pinne ventrali, visibile osservandola dal basso.


Valori consigliati per l’acquario:

- PH 6,8 / 7,2
- GH 10 / 18 °dGH
- Temperatura 25 / 29 °C


Alimentazione:

accetta tutti i più comuni cibi per pesci d’acquario, secco, liofilizzato, vivo/surgelato. Offrire una dieta varia e completa comprendente una forte componente di vivo/surgelato (ad esempio larve di zanzara).


Livello di nuoto:

tutti i livelli, ma prevalentemente centro superiore


Comportamento:

i maschi di Betta splendens sono incredibilmente territoriali nei confronti degli altri maschi della stessa specie, ciò in un ambiente limitato senza spazi di fuga (cioè in acquario) ha quasi sempre tragiche conseguenze, con i maschi che inevitabilmente iniziano a combattere tra loro in modo molto cruento, con morsicate e testate, fino alla morte di uno o di entrambi i contendenti. Quindi è logico che in acquario va introdotto un solo maschio, magari abbinandolo ad una o più femmine, spazio permettendo. Occorre anche evitare di introdurre compagni di vasca dall’aspetto troppo simile a quello di un Betta maschio, altrimenti anch’essi potrebbero venire attaccati in quanto scambiati erroneamente per maschi rivali. Da evitare quindi pesci in possesso di pinne lunghe e fluenti quali ad esempio Pterophyllum scalare e maschi di Poecilia reticulata.

Questa loro caratteristica è purtroppo sfruttata dall’uomo nei paesi d’origine che non esitano ad organizzare combattimenti tra maschi a scopo scommesse.

Se non sono presenti pesci che lo possano infastidire a causa delle loro sembianze il Betta splendens si mostra solitamente tollerante verso i coinquilini ma comunque poco socievole. Anche in acquario di comunità continua a mostrarsi tenebroso e solitario. Ma in fin dei conti è anche questa sua caratteristica, interpretata dagli acquariofili come indice di fierezza e superiorità, ad affascinare e conquistare gli appassionati di tutto il mondo.

Va tenuto in acquario chiuso in quanto è un pesce che può respirare anche l'aria atmosferica soprastante la superficie dell'acqua, ciò grazie ad un particolare organo detto "labirinto". Quindi in acquari aperti, soprattutto nei periodi invernali, lo sbalzo termico presente tra acqua ed atmosfera soprastante sarebbe eccessivo e pericoloso.


Nota aggiuntiva:

la forma selvatica originaria del Betta splendens ha la testa nera, il corpo con livrea iridescente verde/blu, pinna dorsale blu non molto lunga, e pinna anale rossa. Gli allevatori, mediante attenta selezione, hanno ottenuto e registrato numerose varietà cromatiche molto apprezzate e ricercate dagli appassionati. Ricordo in particolare la varietà rossa, la blu, la rosso-turchese, l’albina, la veil-tail e la crown-tail.


Riproduzione:

la vaschetta da riproduzione deve avere un movimento di superficie pressoché nullo e un’illuminazione non eccessiva, niente ghiaietto sul fondo e ben chiusa, fortemente consigliata la presenza di qualche nascondiglio per la femmina (ad esempio anforette o mezzi gusci di cocco rovesciati) e di piante galleggianti (ad esempio Lemna minor). E’ sufficiente una vaschetta da 15 / 20 litri ben chiusa. Temperatura attorno ai 28 / 29,5 °C. Nella settimana precedente la coppia va alimentata in modo più cospicuo e frequente, soprattutto la femmina alla quale va somministrato quasi esclusivamente cibo vivo (o surgelato). La coppia va introdotta alla sera, a luci basse o spente. Se tutto va per il verso giusto il mattino seguente il maschio inizia a dedicarsi alla costruzione di un nido di bolle e detriti, in superficie, sotto al quale successivamente si accoppia (al termine di corteggiamenti e rituali d’amore decisi e spesso violenti) con la compagna. All’apice dell’accoppiamento il maschio si piega di lato attorno al corpo della femmina (la quale sta girata con il ventre verso il nido), in una sorta di abbraccio. In quel momento la femmina vibra e rilascia le uova mentre il maschio subito provvede a fecondarle e a posizionarle nel nido di bolle. Superata la fase della deposizione è consigliabile rimuovere la femmina, in quanto la sua utilità ai fini riproduttivi è terminata e lasciandola li la si espone a rischi inutili in quanto il maschio non esiterà ad attaccarla violentemente se dovesse notarla troppo vicina al nido. E’ infatti il maschio a prendersi cura della uova proteggendole e assicurandosi che non si disperdano. Se alcune di esse cadono sul fondo subito provvede a recuperarle ed a riposizionarle nuovamente nel nido. La schiusa avviene dopo circa 24/36 ore. Per i primi tre giorni i piccoli si nutrono del sacco vitellino, dopo di che potrebbero iniziare ad allontanarsi dal nido in cerca di cibo. Il maschio va allontanato al 4° giorno, al massimo al 5°. I piccoli, a partire dal 4° / 5° giorno, vanno alimentati con naupli di Artemia salina appena schiusi e/o piccoli Rotiferi. E’ importante essere parsimoniosi nella somministrazione del cibo in quanto un eccessivo inquinamento dell’acqua decimerebbe gli avannotti, il cui tasso di mortalità infantile è già di per sé piuttosto alto. Dopo circa 30 giorni si può iniziare a somministrare mangime secco finemente sbriciolato e Chironomus tritati.
Nel proseguio dell'accrescimento appena i maschi presenti inizieranno a dare segni di aggressività andranno levati ed allevati singolarmente (o per lo meno senza altri maschi presenti).

Ultimo aggiornamento (Sabato 23 Gennaio 2010 01:26)

 

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