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Padogobius bonelli

 

Padogobius bonelli
(Bonaparte, 1846)

 

Padogobius bonelli - Photo by: Andrea Perotti

 

Piccolo gobide ampiamente diffuso soprattutto nel nord Italia. E' un predatore, decisamente territoriale ed aggressivo, che necessita di vasca dedicata monospecifica, in cui siano ricreate le condizioni dei fiumi e dei laghi presenti nelle aree geografiche a clima temperato. Va nutrito con prede vive, principalmente larve di tricotteri, piccoli crostacei e gasteropodi dalla chiocciola non opercolata. Non è adatto a neofiti dell'acquario.

 

 

Fotogallery Padogobius bonelli

 

 

Nome scientifico:

Padogobius bonelli


Sinonimi:

l'unico sinonimo ufficialmente accettato è Padogobius martensii (Günther, 1861) [1][2][6][8], tuttavia in molti testi vengono inidicati come validi anche altri sinonimi, ad esempio Gobius bonelli [1] e Gobius fluviatilis (Pallas, 1814) [2].


Nomi comuni:

- Ghiozzo padano [1][2][6][7][8][10]
- Padanian Goby [2][5]


Famiglia:

Gobiidae


Sottofamiglia:

Gobiinae [1][5]


Origine e distribuzione:

Europa, rinvenibile in Italia settentrionale e centro-orientale [1][2][4][5][6][8][9][10], in Svizzera (nel Canton Ticino) [1][2][4], in Croazia (nel solo fiume Zrmanja) [1][2][4][5][8] ed in Slovenia meridionale [1][4].


Habitat:

specie diffusa in laghi, fiumi, torrenti e canali, in acque limpide, ben ossigenate, poco profonde ed a corrente moderata, caratterizzate da fondali grossolani con massi, ciotoli e ghiaia mista a sabbia [3][4][6][8][9][10].


Morfologia:

corpo allungato, quasi cilindrico, con larghezza massima in corrispondenza della nuca e minima in corrispondenza del peduncolo caudale, il quale risulta compresso lateralmente [3][9]. Linea laterale assente [9]. La testa è piuttosto grande ed è caratterizzata dall'assenza di canali mucosi [1][3][6][9] e dalla posizione arretrata e superiormente sporgente degli occhi [3][10]. La bocca è ampia, presenta labbra carnose ed è orientata lievemente verso l'alto [3][9][10]. Livrea di fondo color giallo paglierino, che si schiarisce progressivamente fino quasi al bianco verso il ventre mentre all'opposto si scurisce verso il dorso [1][3][6][7]; la livrea di fondo resta comunque poco visibile sui fianchi e ancor meno sul dorso per la presenza di numerose macchiette più scure, di colorazione tra il marrone ed il verde, talora unite tra loro sui fianchi a formare chiazze più ampie, talora piccolissime e circolari [1][3][6][7][9], mentre sul dorso questa "pezzatura" va a formare quattro o cinque bande uniformi in successione disposte a sella [1][3][7]. Dietro l'opercolo talvolta si osserva la presenza di una macchia nera [7].
Squame molto piccole, assenti nella regione della nuca [1][9]. Sopra a ciasun occhio è presente un piccolo aculeo rivolto verso l'alto, non so però quanto essi siano rigidi ... andrebbero tastati, cosa che non ho avuto modo di fare...
Pinne semitrasparenti con raggi di colore giallo paglierino, e con presenza di macchiette scure [3], soprattutto tra i primi raggi della prima pinna dorsale e sull'attaccatura delle pettorali [1]. Sono presenti due pinne dorsali disposste in successione, la prima ha un'altezza inferiore, presenta una maggiore estensione dell'attaccatura [7][10], e può presentare colorazione bluastra nella parte terminale [7], mentre la seconda (sostenuta da raggi meno duri e con profilo più arrotodato [10]) a fronte di un'attaccatura meno estesa presenta un'altezza leggermente superiore quando mantenuta eretta. Pinne pettorali prive di raggi liberi [3].

Padogobius bonelli - Photo by: Andrea Perotti

Padogobius bonelli - Photo by: Andrea Perotti

Padogobius bonelli - Photo by: Andrea Perotti

Padogobius bonelli - Photo by: Andrea Perotti

Padogobius bonelli - Photo by: Andrea Perotti

Padogobius bonelli - Photo by: Andrea Perotti

 

Nota: P. bonelli può venir confuso con Gobius nigricans (nome comune: Ghiozzo di ruscello), diffuso principalmente in Italia centro-meridionale, e con Knipowitschia panizzae (nome comune: Ghiozzetto lagunare), presente in zone di litorale con acqua leggermente salmastra, entrambi i quali a differenza di P. bonelli presentano canali mucosi sul capo [1][6].


Dimorfismo sessuale:

visibile solo durante i periodi riproduttivi, quando i maschi scuriscono parecchio la propria livrea, fino ad apparire quasi neri [1][7].

 

Maschio di Padogobius bonelli con tipica livrea riproduttiva - Photo by: Andrea Perotti - Foto scattata nel fiume Ticino con fotocamera subacquea Kodak Playsport X5

 

Dimensioni:

può raggiungere una lunghezza massima di 10 cm, tuttavia solitamente si assesta ad una lunghezza compresa tra 6 ed 8 cm [1][5][6][7][8][9][10].


Ciclo vitale:

fortemente legato alla temperatura dell'acqua, comunque in genere risulta compreso tra due e quattro anni [3]. Le femmine sono più longeve dei maschi [3].


Dimensioni acquario di mantenimento:

in una vasca da 60 litri netti sviluppata in lunghezza (no acquari cubici o a sviluppo verticale!!!) si può ospitare un gruppetto di 5 / 6 esemplari giovanili e non ancora sessualmente maturi, oppure una coppia (M + F) di adulti. Per due coppie di adulti occorrono almeno 90 litri netti, con disposizione del fondale ben cogitato.


Valori consigliati per l’acquario di mantenimento:

- PH: 6,8 / 7,8
- GH: 4 / 20 °dGH
- Temperatura:  8 / 25 °C


Allestimento acquario di mantenimento:

l'acquario ideale per Padogobius bonelli dev'essere sviluppato in lunghezza, con fondale composto da ghiaia mista sabbia e presenza di alcuni ciotoli di medie dimensioni, possibilmente disposti in modo da creare divisioni territoriali e nascondigli. Acqua limpida, poco mossa, ma comunque con buona concentrazione d'Ossigeno. La presenza di piante acquatiche è indifferente per questo pesce, consiglio comunque il loro inserimento, privilegiando spp. a crescita rapida con ottime proprietà ossigenanti e fitodepuranti.


Alimentazione:

si tratta di un predatore prettamente carnivoro. La sua dieta è composta da tricotteri e plecotteri allo stadio larvale, piccoli insetti e loro uova, crostacei, vermi, uova di pesci, avannotti, piccoli gasteropodi (soprattutto quelli con conchiglia non opercolata) [1][3][6][7][8][9][10]. In mancanza o forte carenza di prede consuma anche detriti di origine vegetale [6]. Sinceramente non so quanto possa abituarsi agli alimenti commerciali per pesci ornamentali, io lo alimentavo come in natura, garantendo sempre la presenza delle sue prede naturali preferite.

 

Padogobius bonelli intento a consumare una Neocaridina heteropoda - Photo by: Andrea Perotti

 

Livello di nuoto:

inferiore, conduce vita prettamente bentonica.


Comportamento:

come già detto si tratta di un predatore che conduce vita prevalentemente bentonica, vive in piccoli branchi, cacciando soprattutto al sopraggiungere della penombra serale, mentre di giorno si sposta di meno preferendo restare nascosto tra i ciotoli [1][3][6][8][9][10]. Nel periodo di frega, che in natura va da Maggio a Luglio, si formano le coppie ed inizia a mostrarsi una crescente territorialià intraspecifica, soprattutto tra i maschi, legata alla difesa dei punti scelti per la deposizione e delle femmine, con una sensibile diminuzione del raggio d'azione [1][3][6][8][9][10].


Biocenosi:

è un predatore, molto aggressivo e mordace anche nei confronti dei pesci di piccola/nedia taglia. Consiglio quindi di dedicare a questa specie una vasca monospecifica. Personalmente ho provato ad abbinarlo a ciprinidi di piccola taglia con pessimi risultati, code dei ciprinidi tutte morsicate o addirittura in alcuni casi pesci uccisi e divorati. Sconsiglio poi ovviamente l'abbinamento a piccoli gasteroppodi ed a crostacei (anche Caridine e Neocaridine adulte vengono predate, esperienza personale...), a meno che si voglia creare un biotopo con presenza di tutte le corrette catene alimentari, abbinando di proposito invertebrati e P. bonelli in modo da fornire a questi ultimi una costante disponibilità di prede vive come avviene in natura.




La Riproduzione


Difficoltà d’ottenimento della riproduzione in cattività:

media.


Modalità riproduttiva:

specie ovipara.


Maturità sessuale:

dato notevolmente influenzato dalla temperatura. Le femmine maturano comunque ben prima rispetto ai maschi ed in genere attorno all'anno di età sono già in grado di riprodursi, i maschi invece a parità di condizioni necessitano di un lasso di tempo decisamente maggiore, anche doppio [3][9].


Formazione della coppia:

le coppie si formano spontaneamente all'interno del branco e restano legate fino alla conclusione della fase di deposizione delle uova. La fase di difesa del luogo prescelto per la deposizione e successivamente della prole comporta per i maschi un notevolissimo e prolungato stress, nonchè un sensibile drammatico calo nutrizionale, per questi motivi molti maschi muoiono al termine della loro prima ed unica stagione riproduttiva [3].


Alimentazione della coppia:

nessun consiglio particolare, continuate ad alimentarli come in acquario di mantenimento, con prede vive.


Consigli in merito all'allestimento dell’acquario riproduttivo:

premetto che non ho mai riprodotto questa specie in acquario, comunque se si vuole tentare è a mio parere necessario riproporre il più fedelmente possibile le condizioni osservabili in natura nel loro periodo di frega. P. bonelli si riproduce sempre sottoriva, in acque molto basse (anche meno di 20 cm di colonna) ma non troppo stagnanti in quanto serve una ricca concentrazione di Ossigeno per garantire una buona percentuale di schiusa delle uova. Vengono solitamente scelte zone con presenza di piante acquatiche e palustri, con abbonanza di microfauna bentonica, e caratterizzate da fondi ciotolosi. La femmina depone sul lato inferiore di grossi ciotoli o in avvallamenti del terreno simili a tunnel o a grotte, quindi consiglio di accatastare dei ciotoli in modo da creare delle nicchie in cui la femmina possa entrare e deporre appunto sul lato inferiore del ciotolo superiore [1][3][6]. In alternativa ai ciotoli si possono comunque utilizzare sottovasi rovesciati, mattoni forati, mezzi gusci di noci di cocco, etc...
Per i valori dell'acqua valgono i medesimi range indicati per l'acquario di mantenimento, con le sole raccomandazioni di garantire un'ottima ossigenazione (quindi o mettete una piccola pompa che smuova per bene la superficie oppure inserite un areatore con pietra porosa al terminale) e di mantenere una temperatura di almeno 15 °C, con andamento possibilmente a salire, così da simulare l'arrivo della primavera (questa specie si riproduce da Maggio a Luglio, e il fattore scatenante è appunto l'aumento della temperatura). Sulle griglie di aspirazione della pompa di movimento e/o dell'eventuale filtro è consigliabile posizionare delle schermature a maglia fitta (ad esempio con calza di nylon, o con spugna, o con rete da guadino) per evitare che i futuri avannotti finiscano in parte assorbiti al loro interno.


Deposizione e fecondazione:

come detto pocanzi le uova vengono deposte sul lato inferiore dei ciotoli, se il maschio non individua un punto già pronto potrebbe iniziare a scavare attorno ad un ciotolo semplicemente poggiato sulla sabbietta del fondale, creando in pratica un tunnel che possa consentire alla femmina di raggiungere il lato inferiore del ciotolo [1][3][6][9][10]. Comunque sia appena scelto il punto entrambi i riproduttori iniziano a mostrare una notevole territorialità, aggredendo violentemente chiunque si avvicini troppo, per questo motivo consiglio di utilizzare un acquario dedicato, assolutamente monospecifico [1][3][6][9][10].
La preparazione del "nido" spetta al maschio [6][10], il quale terminati i lavori fa di tutto per attirarvi la femmina, esibendosi in brevi parate ed emettendo anche dei particolari suoni di richiamo [1][3]. Se la femmina risponde positivamente al corteggiamento entra nel nido, si posiziona a pancia in su in modo da far aderire le pinne pelviche alla volta, ed effettua la deposizione, rilasciando un numero di uova che può variare da alcune decine a svariate centinaia, a seconda della sua età e delle sue dimensioni, e che essendo appiccicose restano attaccate al ciotolo [1][3][6][7][10]. La deposizione avviene solitamente all'imbrunire [9], immediatamente dopo il maschio entra nel nido e provvede a fecondare le uova irrorandole con i propri gameti [3].
Terminata questa fase la femmina è libera di andarsene, mentre per il maschio ha inizio un lungo e meticoloso lavoro di sorveglianza a difesa della prole, che terminerà solo al sopraggiungere del nuoto libero degli avannotti [1][3][10]. Il maschio provvederà inoltre ad ossigenare le uova (per evitarne l'ammuffimento) continuando energicamente a sbattere le pinne pettorali a ridosso delle stesse, fino alla loro schiusa [1][3][9]. Non si allontanerà nemmeno per nutrirsi, e spesso questo mix di stress, denutrizione e lavoro muscolare ne provoca la prematura morte al termine della stagione riproduttiva [3].


Maschio di Padogobius bonelli a difesa delle uova e della tana - Photo by: Andrea Perotti - Foto scattata nel fiume Ticino con Kodak Playsport X5

 

Schiusa delle uova e primi giorni di vita degli avannotti:

il tempo necessario all'ottenimento della schiusa è strettamente legato alla temperatura dell'acqua, non è quindi possibile dare indicazioni precise, è stato comunque registrato un tempo di completamento dello sviluppo embrionale di circa 11 giorni con acqua a temperatura di 26 °C [3], con temperature inferiori l'attesa sarà quindi inevitabilmente maggiore. Schiuse le uova i piccoli hanno inizialmente aspetto larvale e risultano statici, zavorrati dal sacco vitellino da cui traggono i necessari nutrienti, e conducendo quindi vita pelagica senza quindi spostarsi dal punto di deposizione [1][3]. La fase larvale dura alcuni giorni e si conclude appunto con il termine del sacco vitellino. Giunti a questo punto i piccoli sono di fatto degli avannotti ed inziano a spostarsi in cerca di cibo, conducendo fin da subito vita bentonica esattamente come gli adulti [3]. Indispensabile per la loro sopravvivenza nelle prime settimane sarà la presenza di microfauna bentonica e di detriti di origine animale e vegetale.

 

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Riferimenti:


Rif. 1:

http://it.wikipedia.org/wiki/Padogobius_bonelli


Rif. 2:

http://www.ittiofauna.org/webmuseum/pesciossei/perciformes/gobidae/padogobius/padogobius_bonelli/index.htm


Rif. 3:

http://www.ittiofauna.org/webmuseum/pesciossei/perciformes/gobidae/padogobius/padogobius_bonelli/padogobius_bonelli.htm


Rif. 4:

http://www.iucnredlist.org/apps/redlist/details/41541


Rif. 5:

http://www.fishbase.org/summary/speciessummary.php?id=14249


Rif. 6:

http://www.lavalledelmetauro.org/standard.php?lingua=it&id_sezione=8&id_sottosezione=14&id_sottosottosezione=10&record=2522


Rif. 7:

http://www.entetutelapesca.it/docu/area_download/cd_rom/cd_fiumi/doc/ghiozzopadano.htm


Rif. 8:

http://ecologia.ugr.es/pages/publicaciones/publicaciones-pdfs/2011/feedinghabitsofpadogobiusbonellibonaparte1846/!


Rif. 9:

http://www.ittiofauna.org/provinciarezzo/carta_ittica/ittiofauna/g_padano.htm


Rif. 10:

http://miscellanea.altervista.org/alimentazione/alimenti/pesce/acqua_dolce/ghiozzo_padano.htm

Ultimo aggiornamento (Mercoledì 18 Luglio 2012 23:51)

 

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