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Prevenzione delle malattie in acquario domestico

 

Prevenzione delle malattie in acquario domestico

 

Premessa


Solitamente uno degli obiettivi principali di un acquariofilo è l’allevamento dei pesci. Ovvio, direte voi, ma credo che sia da precisare che allevare un pesce non vuol dire solo metterlo in vasca e dargli da mangiare, ma soprattutto significa rispettarlo per la sua natura e per le sue esigenze primarie; questo non vuol dire che una volta fatto tutto per bene non possano comunque verificarsi inconvenienti (malattie, problemi derivanti da guasti tecnici, ecc...), ma certamente può evitare esiti ben peggiori alla vita del vostro acquario.
Questo articolo non spiegherà come curare le malattie che eventualmente possono colpire i nostri amici pinnuti, ma punta a fornire un'infarinatura generale, per prendere il problema a monte, ovvero dettando all'acquariofilo regole comportamentali preventive che consentano di ridurre le possibilità che i nostri pesci si ammalino. Un ambiente adatto ed una gestione corretta infatti diminuiscono di molto i fattori stressanti, garantendo ai pesci una qualità della vita migliore.

 

Un Megalamphodus sweglesi malconcio con contemporanea presenza di varie problematiche - Foto per gentile concessione: Andrea Perotti

 

 

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Stress
La madre di tutte le problematiche

Fotogallery Prevenzione delle malattie in acquario domestico



Le principali fonti di stress

 


Lo stress causa il 95% delle problematiche che possiamo riscontrare nei pesci ornamentali: la sua attività immuno-depressoria agisce sulla produzione di ormoni, provocando una diminuzione di linfociti e di anticorpi circolanti e una conseguente minor resistenza alle malattie.
Si deve quindi cercare di fare in modo che i pesci subiscano il minor numero di stress possibili, puntando inoltre ad innalzare le loro difese immunitarie naturali.

Le cause di stress possono essere molte:

- valori chimici dell'acqua inadeguati
- filtraggio inappropriato
- natura e tipo delle decorazioni presenti in vasca
- assenza di rifugi adatti alle esigenze del pesce
- collocazione non ottimale dell'acquario
- volume d'acqua insufficiente
- abbinamenti di fauna errati
- illuminazione troppo forte
- territorialità della specie
- alimentazione errata
- alterazioni delle mucose
- ecc...



L'importanza di un corretto acclimatamento



Molti problemi nascono da un cattivo acclimatamento in acquario: primo fra questi è lo shock.
Lo shock viene favorito da alterazioni improvvise dello stato dei pesci, dovute sia a cambi repentini di acqua con condizioni diverse da quelle della vasca (temperatura, valori, ecc), che a forti sbalzi di illuminazione o a traumi subiti nel trasporto (il classico sballottamento nel sacchetto).
I pesci colpiti da shock muoiono in modo piuttosto particolare e perciò ben riconoscibile: la bocca è completamente spalancata, quasi come se fossero stati colpiti da infarto.


Sono particolarmente sensibili al variare delle condizioni dell'acqua i generi:

- Acanthophthalmus
- Balantiochelius
- Puntius
- Botia
- Chromobotia
- Epalzeorhyncus
- Labeo
- Chilodus
- Gyrinocheilus
- Gnatonemus
- Telmatherina
- Hyphessobrycon
- Hemigrammus




Le infezioni secondarie



Una volta stressati i pesci sono facilmente vittime di infezioni secondarie, vediamo alcuni esempi:

Batteriosi (Chondrococcus): si presenta, solitamente, sotto forma di macchie bianche accompagnate da una corrosione delle pinne. E' un batterio sempre presente nelle vasche, che i pesci sani riescono a tenere sotto controllo grazie alla piena efficienza delle proprie difese immunitarie; si manifesta infatti a seguito di situazioni stressanti. È un'infezione a decorso molto rapido, che se non curata adeguatamente può portare alla morte della maggior parte degli ospiti della vasca anche nel giro di poche ore. Purtroppo non si trovano più in commercio medicinali specifici per acquariologia, per cui i rimedi possibili sono pochi. Uno dei più utilizzati prevede il trattamento dei pesci con acqua salata, con concentrazioni che possono variare a seconda del genere e/o della famiglia di appartenenza degli esemplari da curare, anche i tempi di esposizione variano da caso a caso, ma qui parliamo solo di prevenzione, quindi non entro nel merito. Unica raccomandazione che mi sento comunque di darvi è quella di inserire sempre con molta gradualità il sale, in quanto repentini sbalzi di salinità non sono ben accetti dalla maggior parte dei pesci d'acqua dolce! Anche l'inserimento in vasca di un biocondizionatore può risultare utile a contrastare questo tipo di infezione.

Feci filamentose: sono causate da flagellati intestinali. Possono essere pericolose, e solitamente sono associate ad un'alimentazione non adeguata. Per contrastare i patogeni molte volte è sufficiente somministrare cibo a base vegetale (ricco di fibre), arricchito con vitamine, e alzare di poco la durezza dell'acqua.

Infezioni agli occhi, occhi bianchi, opachi e/o sporgenti: con tutta probabilità l'acqua è troppo tenera; gli organi si rigonfiano a causa delle inadeguate pressioni osmotiche a cui vengono sottoposti. Solitamente basta integrare l'acqua con sali per ottenere un miglioramento delle condizioni del pesce.

Malattia dei puntini bianchi (Ichthyophthirius multifiliis): questa è forse la malattia più frequentemente osservabile in acquario, ed è provocata dal protozoo cicliato Ichthyophthirius multifiliis, un minuscolo parassita che utilizza i tessuti degli animali acquatici per crescere e nutrirsi, gli animali parassitati denotano la comparsa di micro-punteggiatura bianca e la loro morte sopraggiunge per asfissia a causa della progressiva riduzione d'efficienza delle branchie, le quali nello stadio finale del decorso della malattia non sono più in grado di acquisire Ossigeno dall'acqua e di trasferirlo ai tessuti ed al sangue. I prodotti dedicati al trattamento di questa malattia sono solitamente a basa di verde di malechite o di blu di metilene. L'Ichthyophthirius multifiliis è spesso presente in forma latente nei nostri acquari, in attesa di un'ospite debole e vulnerabile da poter attaccare, per questo motivo la sua comparsa avviene sempre in coincidenza, o subito successivamente, ad eventi che arrechino stress ai pesci presenti in acquario, ad esempio trasporto e primo inserimento, improvvisi sbalzi osmotici, chimici, e/o di temperatura, comparsa di ferite o piccole abrasioni, scarsa igiene in vasca, pesanti interventi di manutenzione al fondo o al filtro, etc...

 

 

Pterophyllum scalare con evidente opacità dell'iride - Foto per gentile concessione: Debh

 

Paracheirodon axelrodi attaccato da Ichthyophthirius multifiliis - Foto per gentile concessione: Dreddone

 

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Prevenire è meglio che curare!
Analizziamo ora alcuni fattori sui quali possiamo influire per migliorare la salute dei nostri pesci.




Trasporto della fauna e suo inserimento in acquario


Prima di prendere un pesce occorre informarsi per bene sui valori dell'acqua da lui richiesti e sulla sua compatibilità con l'aquario che potrete dedicargli e con i futuri eventuali coinquilini con cui andrà a convivere.
Detto ciò, sarà fondamentale eseguire correttamente il trasporto dal negozio a casa. Evitate di perdere troppo tempo, pianificate tutto in modo che una volta usciti dal negozio con i pesci voi possiate arrivare a casa il più rapidamente possibile, evitando tappe intermedie che dilungherebbero ulteriormente i tempi, ciò al fine di prevenire il più possibile sbalzi di temperatura e accumuli di sostanze di rifiuto nel sacchetto (ci sono specie che rilasciano tossine se minacciate). Se possibile fatevi incartare il sacchetto contenente i pesci, in modo da schermare la luce e diminuire i rischi di shock termico, l'ideale comunque è portarsi dietro un contenitore termico, ad esempio una borsa per surgelati o una borsa frigo da spiaggia, insomma un contenitore appositamente studiato per mantenere stabile il più a lungo possibile la propria temperatura interna, ed usatelo per il trasporto dei sacchetti.


Una volta arrivati a casa rispettate i tempi di acclimatazione:

1. Spegnete le luci della vasca
2. Mettete il sacchetto a galleggiare in acquario
3. Se potete, controllate i valori dell'acqua presenti nel sacchetto, o comunque informatevi in negozio
4. Procedete all'acclimatazione chimica del pesce, mettendo un bicchiere d'acqua dell'acquario nel sacchetto contenente i pesci e lasciandolo riposare per 10 minuti.
5. Ripetete il punto 4 per altre 2-3 volte, a distanza di 10 minuti l'una dall'altra
5. Liberate i pesci senza svuotare l'acqua del sacchetto nell'acquario... non si sà mai... potete ad esempio prenderli con un piccolo retino e liberarli in acquario, sempre a luci spente


Il giorno dopo, all'accensione delle luci, controllare:

1. Valori dell'acqua
2. Stato di salute dei pesci
3. Attenta osservazione dei comportamenti


Se avete progettato bene la vasca e seguito attentamente i vari consigli, i pesci non dovrebbero risentire troppo degli “sballottamenti” e con una adeguata alimentazione dovrebbero tornare in forma in breve tempo! Per quanto mi riguarda uso abbondanti dosi di biocondizionatore nella fase di acclimatazione dei pesci (oltre che in occasione di cambi d'acqua o manutenzioni varie). Nei biocondizionatori normalmente in commercio ci sono molte sostanze (vitamine, iodio, magnesio, colloidi, chelanti per metalli pesanti) che sono davvero utili per prevenire fenomeni di stress e incrementare la produzione di muco (e quindi le difese naturali dei pesci).
In questo momento dove i medicinali a scopo acquariofilo scarseggiano, credo che prevenire l'avvento di malattie sia la strada migliore da intraprendere.



L'osmosi e la sua influenza sui pesci


Prima di tutto, cos'è l'osmosi? Il termine osmosi indica la diffusione del solvente attraverso una membrana semipermeabile dal compartimento a maggior potenziale idrico (concentrazione minore di soluto) verso il compartimento a minor potenziale idrico (concentrazione maggiore di soluto), quindi secondo il gradiente di concentrazione. L'osmosi è un processo fisico spontaneo, vale a dire senza apporto esterno di energia, che tende a diluire la soluzione più concentrata, e a ridurre quini la differenza di concentrazione tra le due soluzioni. Il flusso netto di solvente può essere contrastato applicando una pressione al compartimento a concentrazione maggiore. Si tratta di un fenomeno importante in biologia, dove interviene in alcuni processi di trasporto passivo attraverso le membrane. Ogni soluzione possiede una pressione osmotica che è direttamente proporzionale alla sua concentrazione. Quando sui due lati della membrana si trovano soluzioni a diversa concentrazione, la differenza di pressione osmotica muove le molecole di solvente dalla soluzione avente concentrazione di soluto minore (ipotonica) verso la soluzione con concentrazione di soluto maggiore (ipertonica), fino a quando le concentrazioni di soluto nelle due soluzioni diventano identiche (isotoniche) e i due potenziali chimici si equivalgono. (Fonte: Wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Osmosi). In parole povere l'osmosi è la tendenza che hanno due soluzioni acquose a concentrazioni saline diverse, separate da una membrana semipermeabile, ad equilibrarsi tra loro, per far sì che le due concentrazioni si equivalgano (i due sistemi cercano una condizione di equilibrio tra loro).
Una membrana semipermeabile è una membrana che permette il passaggio attraverso di essa delle sole molecole di acqua, mentre le altre molecole disciolte all'interno della soluzione non possono passare. Quello che succede può essere così schematizzato:

 

Principio di osmosi - Disegno per gentile concessione: Endriu

 

 

Cosa ha a che fare tutto ciò con la salute dei nostri pesci?
Le membrane biologiche dei tessuti animali sono semipermeabili, dunque quando le due soluzioni all'interno ed all'esterno di tali membrane hanno concentrazioni diverse, l'animale va incontro allo stesso fenomeno visto sopra. In particolare modo i pesci, vivendo immersi in un ambiente acquoso, sono sottoposti ad un costante lavoro di riequilibrazione della pressione osmotica dell'organismo, che può portare a situazioni di stress.

Un esempio pratico: mettiamo il caso che il nostro pesce nuoti tranquillamente in un fiume amazzonico (noto per le sue caratteristiche di acidità e basse concentrazioni di sali disciolti). Avremo quindi uno squilibrio osmotico tra il nostro pesce, che ha una concentrazione salina dei fluidi interni più elevata dell'ambiente circostante, e l'ambiente stesso. Teoricamente il pesce dovrebbe riempirsi di fluidi nel tentativo di riequilibrare questo scompenso, ma ovviamente la povera bestiola potrebbe non gradire, visto che il risultato finale non sarebbe altro che l'esplosione delle sue stesse cellule... Nessun problema però, perchè la natura lo ha attrezzato a bilanciare questa continua tendenza a riempirsi d'acqua...ma come? Semplice, i pesci d'acqua dolce espellono l'acqua in eccesso attraverso ingenti quantità di urina, e assorbono i sali necessari alla reintegrazione attraverso specifiche cellule presenti nelle branchie.
I pesci marini invece presentano il problema opposto, trovandosi in costante lotta contro la disidratazione, ciò perchè nel loro caso è la soluzione acquosa esterna a presentare una concentrazione salina maggiore rispetto a quella dei fluidi interni dell'animale. Per questo motivo i pesci marini cedono per osmosi parte dei propri fluidi corporei all'ambiente esterno e controbilanciano il problema ingerendo continuamente grandi quantità d'acqua salata, ed espellendo poi il sale in eccesso da specifiche cellule presenti nelle branchie.
Ogni pesce è per natura adatto ad affrontare pressioni osmotiche tipiche della propria specie, ovvero in base alle caratteristiche degli habitat naturali ove la specie si è sviluppata, per cui è importante allevare i nostri pesci ad una durezza dell'acqua ottimale per le loro caratteristiche; da qui nasce il problema dell'abbinamento degli inquilini, e si intuisce già la motivazione per cui un pesce d'acqua dura mal convive con uno di acqua tenera, non si potrebbe mai realizzare una condizione che soddisfi veramente entrambe le specie.

Cosa succede se ad esempio un pesce viene tenuto in un'acqua per lui troppo morbida? Il pesce avrà difficoltà a regolare la propria pressione osmotica, con conseguente rigonfiamento delle mucose, ma cercherà comunque di ottenere sali per combattere questo processo, a discapito del proprio stato di salute. Il pesce andrà a togliere i sali dai propri tessuti, principalmente da cartilagini e ossa, sfociando, nei casi più gravi, nella cosiddetta “malattia del buco”, abbastanza frequente nei ciclidi sudamericani allevati a valori di durezza d'acqua bassissimi.

Oltre alle problematiche di osmosi si possono verificare altri squilibri chimici: a valori di alcalinità inferiori a 3 °dKH il pH diviene molto instabile, causando ulteriore stress ai pesci; per un pesce stressato valori di pH bassi possono significare danni anche ben visibili, come la corrosione delle pinne. Un valore di alcalinità pari a 3 / 4 °dKH dovrebbe essere un valore buono per i nostri pesci d'acqua tenera; non tralasciate quindi di monitorare i valori dell'acqua e di effettuare cambi con acqua di osmosi, arricchita con sali appositi oppure diluita con acqua di rubinetto (che apporta sali minerali), per ovviare a questi inconvenienti.
Altra cosa importante è l'acqua che usiamo. Mi è capitato spesso di sentire che viene usata per le vasche l'acqua proveniente dagli addolcitori (o scambiatori ionici). Come dice il nome, questi strumenti scambiano (letteralmente) i carbonati presenti nell'acqua di rete, e quindi il calcare, con altre sostanze, solitamente cloruri. I cloruri in concentrazioni elevate sono dannosi per pesci e piante dell'acquario, per cui questi impianti non sono adatti a produrre acqua per scopi acquariofili.
Altri parametri chimici da tenere d'occhio sono i livelli di ammoniaca (NH3) e di nitriti (NO2-) in acquario, elementi che in acquari ben gestiti non dovrebbero essere rilevabili, ma che in casi di sovradosaggio del mangime, morte di qualche organismo, oppure pulizie “selvagge” del filtro, saltano fuori. I nitriti in particolare sono molto tossici, anche a concentrazioni minime (circa 0,01 mg/l). In sostanza si legano all'emoglobina contenuta nei globuli rossi del sangue dei pesci al posto dell'ossigeno, portandoli a morte per asfissia: per questo in caso di forte presenza di nitriti vediamo i pesci boccheggiare! In questi casi è opportuno un massiccio cambio d'acqua ed eventualmente anche l'inserimento di un areatore; nei casi più gravi il danno provocato dall'intossicazione è purtroppo irreversibile. Inutile dire che anche lievi quantità di ammoniaca o nitriti sono fonte di stress e quindi comunque dannose.


Il filtraggio

Il filtro serve all'acquario per lo svolgimento del ciclo dell'azoto. Il ciclo dell'azoto è un ciclo aerobico (per cui consuma notevoli quantità di ossigeno) che trasforma l'ammoniaca (NH3) prima in nitriti (NO2-) e poi in nitrati (NO3-), questi ultimi non dannosi per i pesci; è un processo abbastanza lento per cui ci sono da tenere in conto alcuni fattori.


Tipi di filtraggio:

1. Fitraggio meccanico: spugne, lana di perlon - Trattiene il materiale più grossolano, creando una barriera meccanica che impedisce ai materiali sottostanti di venire intasati.
2. Filtraggio biologico: a carico dei batteri Nitrosomonas e Nitrobacter - Questi batteri hanno bisogno di un substrato sul quale attaccarsi per compiere il loro “lavoro”, per cui è importante fornirgli un adeguato alloggiamento: i materiali filtranti. I materiali sono classificati in base alla superficie disponibile, il migliore per rapporto superficie/volume è il vetro sinterizzato. I batteri sono molto sensibili agli sbalzi di valori dell'acqua e ai cambiamenti in generale, per cui sarebbe opportuno pulire la parte biologica del filtro solo di rado.
3. Filtraggio chimico: torba, carboni e resine varie - Il carbone serve principalmente a togliere sgradite colorazioni, sostanze libere nell'acquario (medicinali, acidi umici, alcuni microelementi) e odori, al fine di ottenere un'acqua cristallina. La torba è caratterizzata da un'elevata capacità di scambio cationico, per cui è utile per tenere basso il livello di durezza dell'acqua; inoltre rilascia acidi umici e tannini che “colorano” l'acqua, tamponando gli sbalzi di pH e conferendo un ambiente più idoneo a pesci provenienti da biotopi “acque nere”. Torba e carbone hanno funzioni diverse e in parte antagoniste, per cui evitate di fare filtraggio su torba con il carbone attivo in vasca, perchè in pratica si annullano a vicenda. Le resine possono aiutare nel contenimento degli inquinanti, soprattutto nitrati e fosfati, ma è anche vero che se un'acquario funziona correttamente (ovvero c'è un equilibrio tra litraggio, flora, fauna e alimentazione) non dovrebbero essere necessarie.


Il dimensionamento del filtro:

Un adeguato filtraggio è necessario per tenere bassa la quantità di sostanza organica disciolta nell'acqua e garantire ai pesci una salute migliore. Il filtro dovrebbe occupare il 10-20% del volume della vasca, mentre i materiali filtranti (spugne, cannolicchi, ecc...) il 4-6%. La portata della pompa del filtro è da scegliere in base alle dimensioni della vasca, indicativamente è da orientarsi sulle 2-4 volte tali dimensioni. Questo perchè i batteri incaricati della trasformazione dei composti azotati hanno bisogno di tempo e di una discreta ossigenazione (specialmente i Nitrosomonas), per cui c'è da ricercare un giusto equilibrio tra il flusso dell'acqua nel filtro e le necessità di movimentazione dell'acqua nella vasca.
Due conti... su un acquario da 100 litri (facciamo le cose semplici), il volume del filtro dovrebbe essere compreso tra i 10 e i 20 litri, contenente 2-3 litri di cannolicchi e 2-3 litri tra spugne e lana. Una pompa adeguata per questo acquario è da ricercare tra i 200 litri/ora e i 400 litri/ora. C'è da tenere conto, però, anche della qualità dei materiali filtranti; un litro di cannolicchi in vetro sinterizzato ha una superficie colonizzabile dai batteri enormemente più grande dell'equivalente in cannolicchi ceramici tradizionali, per cui anche le dimensioni del filtro sono da tarare di conseguenza. Generalmente si preferisce dotare le vasche di sistemi di filtraggio un pò sovradimensionati, sia per volume dei materiali che per portata della pompa.
Comunque anche le piante, con il loro metabolismo, aiutano a tenere bassi i livelli di inquinanti. Le piante utilizzano come fonte di azoto (N) le molecole di ammonio e nitrati presenti nell'acqua, abbassandone (di molto) i livelli in acquari molto piantumati.


Arredamenti e illuminazione


Sono due cose in parte legate. I pesci hanno bisogno di sentirsi al sicuro in vasca, per cui è molto importante la presenza di adeguati nascondigli dove possano trovare rifugio in caso di pericolo o passare le ore di luce nel caso siano pesci prevalentemente notturni o comunque non amanti della luce forte e diretta. Ogni pesce poi ha le proprie caratteristiche, che è utile assecondare in acquario. Alcuni pesci per igiene ogni tanto dovrebbero effettuare delle “sabbiature” alle branchie per togliere i parassisti (ad es. Corydoras spp.), per cui la granulometria del fondo dovrebbe essere per loro abbastanza fine ma non tagliente, altri invece hanno bisogno di legni per la propria alimentazione (loricaridi), altri di conchiglie dove deporre (ciclidi conchigliofili), saranno necessari rifugi e divisioni territoriali per pesci con spiccate caratteristiche di territorialità (ciclidi vari), etc...etc...
Se i pesci non trovano queste cose è probabile che ne risentano in periodi più o meno lunghi. L'illuminazione deve, in questo senso, essere adeguata al pesce che stiamo allevando, soffusa se è un pesce di fondo o di acque scure, più forte nel caso di pesci di torrente o strettamente legati alla superficie.


Scelta della popolazione



La scelta della popolazione della vasca deve essere ben studiata, ricordandosi di prestare attenzione a molti fattori. Il primo in assoluto è la finalità della vasca, ovvero l'obiettivo che ci proponiamo nell'allestirla. Se ad esempio l'obiettivo fosse la riproduzione, dovremmo evitare tutte le fonti che possano arrecare disturbo alla specie in questione (altri organismi predatori di uova o avannotti, illuminazioni non adeguate, valori dell'acqua non idonei, ecc...).
E' anche vero però che la finalità più comune è quella dell'acquario di comunità: qual è in questo caso la corretta modalità di scelta della popolazione?

Prima regola: esigenze ambientali. Per non creare discordanze tra le specie ci si deve informare delle caratteristiche di ogni pesce prima dell'acquisto. Ci tengo a precisarlo, su internet solitamente si trovano centinaia di schede informative sulle specie più comuni, e ci sono centinaia di forum tematici in cui poter chiedere consigli o scambiare opinioni, altrimenti ci si affida ai consigli del negoziante di fiducia, quindi i mezzi per ottenere in anticipo le necessarie informazioni non mancano di sicuro. Su AquaExperience abbiamo una sezione dedicata alle schede dei pesci, consultabile “QUI”.

Seconda regola (ma quasi prima a parimerito): caratteristiche comportamentali e d'interazione sociale. Nella scelta della popolazione vanno tenute da conto le relazioni interspecifiche e intraspecifiche delle specie che vogliamo allevare. Se un pesce ha spiccate tendenze predatorie, pensiamo ad esempio ad un Astronotus ocellatus, ma anche a un più diffuso Pterophyllum scalare, bisogna tenere in ampia considerazione tale aspetto quando riflettiamo sulla possibilità di inserire altri ospiti e, eventualmente, sulla dimensione degli stessi. Ragionamento analogo nel caso di pesci con spiccata territorialità: vanno garantiti agli altri pesci spazi di fuga e nascondigli. Ce ne sono alcuni, invece, che sono molto territoriali con i propri simili, ma totalmente indifferenti alle altre specie (ad esempio alcuni loricaridi), altri che vivono bene in branco ed altri ancora che prediligono relazioni di coppia o la formazione di harem. Anche su questi aspetti occorre quindi informarsi ben prima e valutare acquisto e numero di esemplari solo successivamente.

Terza regola: le dimensioni. Un pesce ha bisogno di uno spazio adeguato per vivere, non solo legato alle proprie dimensioni, ma anche alle proprie caratteristiche fisiologiche. Ad esempio pesci come Pterophyllum scalare o Symphysodon discus hanno bisogno di acquari con una discreta colonna d'acqua per sviluppare al meglio le loro pinne, altri pesci al contrario hanno bisogno di un acquario sviluppato prevalentemente in larghezza, ad esempio le Potamotrygon spp. (le razze di fiume). Teniamo poi bene a mente che nella stragrande maggioranza dei casi i pesci che troviamo in vendita nei negozi e negli allevamenti sono esemplari molto giovani, le cui dimensioni non si manterranno a lungo, e quindi è importante sapere a cosa si va incontro ed informarsi sulle dimensioni che tali pesci raggiungeranno nella forma adulta.
Altra caratteristica poi da tenere da conto è la gregarietà della specie. Pesci come i caracidi sono pesci di branco; un branco non vuol dire mettere 5 pesci per specie (o addirittura una coppia, perchè sennò “si sentono soli”!), ma solitamente almeno una quindicina di esemplari della stessa specie (nei limiti di capacità della vasca, chiaramente). Meglio poche specie in branchi piu' numerosi, che tante specie ma rappresentate da pochi individui.

Quarta regola: i livelli di nuoto. Nel creare la popolazione della vasca cerchiamo di trovare il modo di occuparli tutti. Solitamente si dividono in 3: alto (superficie), basso (il fondo) e il medio (mezz'acqua). Mettere pesci che si muovono in zone diverse serve a distribuire la popolazione, in modo da far mangiare tutti tranquillamente, non sovrappopolare una zona dell'acquario a discapito di un'altra, prevenire conflittualità territoriali. In questo modo possiamo anche somministrare il mangime giusto per ogni tipo di pesce, selezionandolo in base alle caratteristiche di affondamento.


Per ulteriori approfondimenti suggerisco l’articolo scritto da Andrea Perotti sui pesci, consultabile “QUI”.


Preservazione delle mucose


Le mucose dei pesci sono la prima barriera di difesa da eventuali patogeni e risultano anche fondamentali per il processo di osmoregolazione; sono ricoperte da un muco protettivo con funzione antisettica e lubrificante delle lamelle branchiali. Il muco non è secreto solo dalla pelle, ma anche dall'intestino e dalle branchie. Lesioni delle mucose (ferite, ulcere, ecc..) offrono quindi porte di accesso ai patogeni, e portano il pesce a faticare per mantenere un corretto equilibrio osmotico. Nel caso di danni di entità medio-grave si può pensare di aggiungere all'acqua, per brevi periodi, del normalissimo sale (Cloruro di Sodio = NaCl), che ha effetto nel contrasto di funghi e batteri e aiuta il pesce nel mantenimento dell'equilibrio osmotico.
Una ipersecrezione di muco è indice di scarsa salute del pesce, e si manifesta solitamente con un'attenuazione della sua colorazione; nel caso di abrasioni cutanee, si consiglia l'utilizzo di alcuni biocondizionatori che velocizzano la formazione di questo strato protettivo sulla pelle, sottolineando poi che l'adeguata alimentazione gioca un ruolo fondamentale nella corretta produzione di muco.


L'alimentazione


L'alimentazione dei pesci d'acquario và scelta in base alle caratteristiche delle specie allevate. Queste caratteristiche sono fondamentalmente tre:

- il livello di nuoto,
- il tipo di apparato digerente,
- il tipo di apparato boccale.


Apparato digerente: i pesci vegetariani hanno un apparato digerente molto lungo, senza un vero stomaco, per poter assimilare sostanze provenienti da una alimentazione poco ricca di nutrienti e molto ricca di fibre. La digestione in questi casi è abbastanza veloce, a causa della bassa complessità delle sostanze assimilabili da una dieta vegetariana. I pesci carnivori invece presentano stomaci molto sviluppati e intestino più corto. Questo apparato digerente è adatto a digestioni lente di sostanze molto complesse, come le proteine. Gli onnivori presentano caratteristiche intermedie, a quel punto però va vista la componente principale della loro dieta. I pesci d'acqua fredda invece hanno bisogno di un'alimentazione ad alta digeribilità, con poche proteine, a causa del metabolismo lento che questi pesci presentano.

Livello di nuoto: è importante valutare anche il livello di nuoto del pesce che dobbiamo nutrire, per fornire cibo che abbia un grado di affondamento tale da permettere alla specie di sfruttarlo al meglio.

L'apparato boccale: i ciclidi presentano una bocca completamente dentata, adatta a sminuzzare cibi abbastanza consistenti. Gli onnivori, per esempio molti caracidi, presentano una bocca dentata solo anteriormente, mentre i ciprinidi hanno la bocca dentata posteriormente; i loricaridi invece hanno un apparanto boccale atto a raschiare le superfici.


In base a tutti questi fattori possiamo valutare quale tipo di mangime somministrare. È infatti decisamente inutile fornire un mangime non adatto (sia per grado di affondamento che per composizione), in quanto gli eccessi nutritivi verranno espulsi attraverso le feci, mentre le carenze sarranno segnalate dal deperimento dello stato di salute; un'alimentazione incompleta può essere infatti fonte di stress.


I mangimi secchi per acquariofilia appartengono a 4 classi diverse:

1. mangimi semplici: composti da un unico ingrediente (artemia, chironomus, ecc...)
2. mangimi composti: due o più ingredienti, che non forniscono però tutto il necessario
3. mangimi completi: più ingredienti che forniscono una dieta equilibrata
4. mangimi complementari: non possono essere somministrati da soli, ma servono come accompagnamento ad altri (fibre grezze)


Abbiamo detto, quindi, che il tipo di mangime va scelto sia in base alla grandezza del pesce che al livello di nuoto, sia in base alle marche disponibili.
A questo punto c'è da tenere conto della specificita' del mangime: ad ogni pesce deve essere somministrato il giusto cibo, sia per composizione che per momento biologico.
I mangimi possono essere così divisi tra “mangimi di base” e "mangimi specifici".

I mangimi di base sono solitamente composti da una parte vegetale e da una proteica; sono quindi utili come base di una dieta, alla quale affiancare poi mangimi specifici.
I mangimi specifici si differenziano dai base per composizioni diverse, ad esempio prevalenza vegetale oppure proteica.


Poi ci sono anche altre caratteristiche importanti, così riassumibili:

- Il grado di affondamento, da tenere in conto sopratutto per i pesci che si nutrono in superficie oppure sul fondo
- Le dimensioni dei fiocchi o granuli
- La resistenza nel tempo, questo soprattutto nel caso delle pastiglie per pesci di fondo


Ci sono poi anche i mangimi adatti per età biologiche diverse: i mangimi per avannotti per esempio sono molto proteici (anche più del 55%) ed indicati per un rapido accrescimento. Al contrario, più un pesce invecchia, minore sarà il suo fabbisogno proteico, e quindi diverso il tipo di mangime necessario.
Controllate infine la quantità di grassi presenti nei mangimi; nei mangimi di bassa qualità la % di grassi è alta perchè essi vengono usati come addensanti e appetibilizzanti, solo che alla lunga creano problemi al fegato e accumulo di adipe.

Riassumendo, è molto importante variare l'alimentazione dei pesci, valutandone le specifiche esigenze, ciò al fine di ritrovarsi in vasca esemplari sani e (possibilmente) in grado di riprodursi!


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Un consiglio per tutti - La vasca di quarantena


Per chi ne ha la possibilità consiglio vivamente di tenere allestito e funzionante un piccolo acquario da decicare alla quarantena preventiva dei nuovi acquisti nonchè ad isolamento e cura di eventuali esemplari malati.
A fronte di un piccolo investimento potrete così ottenere innumerevoli vantaggi, che si ripercuoteranno anche sul vostro acquario principale e su quanto in esso contenuto.

Per i nuovi arrivi infatti l'eventuale presenza di malattie e problematiche varie potrebbe non risultare visibile immediatamente dal primo giorno, è quindi buona norma tenere i nuovi acquisti in osservazione per almeno due / tre settimane prima di passare al loro inserimento nel vostro vero acquario. Capite bene che ciò non è però possibile se non si ha a disposizione un altro acquario già in funzione e maturo da dedicare a questo importante passaggio intermedio. La spesa potrà sembrare ai più insensata .... ma provate a pensare che conseguenze comporterebbe l'inserimento diretto nel vostro acquario (già popolato) di pesci portatori allo stato latente di una malattia molto infettiva, che magari manifesterebbero solo qualche giorno dopo l'inserimento, quando comunque ormai sarebbe troppo tardi rimuoverli? Un'opportuna quarantena non può azzerare totalmente i rischi, ma li può ridurre notevolmente.
Pensate inoltre all'eventualità di dover curare un pesce malato, mediante impiego di un medicinale .... e che questo pesce stia in una vasca assieme ad una moltitudine di altri animali acquatici .... curarlo in quella vasca significherebbe obbligare anche tutti i pesci e gli invertebrati (sani) presenti a subire il trattamento, tra l'altro spesso questi prodotti procurano danni anche alle piante ed alla flora batterica del filtro, con conseguenze che possono poi richiedere settimane o addirittura mesi per potersi definire totalmente metabolizzate e rientrate ..... non sarebbe quindi meglio poter trattare solo il singolo esemplare che realmente ne necessita, in un ambiente dedicato, e senza obbligare chi non ne ha bisogno a doversi subire cure non necessarie? ...pensateci!

 

 

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Altre foto di esemplari in condizioni problematiche:

 

 

 

Selezione di Carassius auratus con presenza di proliferazioni batteriche simili a batuffoli di ovatta sulle pinne - Foto per gentile concessione: Trementina

 

Selezione di Carassius auratus con problemi vari, in particolar modo alla mucosa - Foto per gentile concessione: Trementina

 

Un Apistogramma immobile sul fondo, afflitto da flagellati - Foto per gentile concessione: Andrea Perotti

 

Femmina di Betta splendens con pinne completamente sfrangiate - Foto per gentile concessione: Andrea Perotti

 

Megalamphodus sweglesi con pinne sfrangiate ed evidenti problemi alla mucosa - Foto per gentile concessione: Andrea Perotti

 

Pterophyllum scalare con labbra completamente ritirate e dentatura scoperta - Foto per gentile concessione: Andrea Perotti

 

Microrasbora rubescens con evidente deformazione alla colonna vertebrale e pinne raccolte - Foto per gentile concessione: Andrea Perotti

 

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Ringraziamenti: desidero ringraziare chi ha messo a mia disposizione il materiale fotografico, quindi Debh, Trementina, Andrea Perotti e Dreddone, e chi nello staff mi ha supportato nella stesura dell'articolo, Endriu, Andrea Perotti e Dreddone, nonchè Paperino per il supporto nel procurare alcune foto e per alcuni consigli.

Ultimo aggiornamento (Domenica 15 Maggio 2011 01:27)

 

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