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Utricularia graminifolia

 

Utricularia graminifolia
(Vahl, 1804)

 

Utricularia graminifolia - Foto di: Katjusa Karlovini

 

Piccola pianta anfibia, carnivora, con foglie nastriformi. Molto difficoltosa da adattare alla sommersione se da coltivazione in idroponica, non è una pianta consigliabile a neofiti del plantacquario. Preferisce acqua tenera e leggermente acidognola, e fondi ben maturi con granulometria fine. In condizioni idonee forma fittissimi e stupendi prati sommersi che vanno però regolarmente potati.

Fotogallery Utricularia graminifolia


Nome scientifico:

Utricularia graminifolia (Sinonimi: Utricularia acuta, Utricularia equiseticaulis, Utricularia parviflora, Utricularia pedicellata, Utricularia uliginoides, Vesiculina graminifolia)


Nomi comuni:

nessuno segnalato.


Famiglia:

Lentibulariaceae


Origine:

Asia (rinvenibile in Birmania, Laos, India, Sri Lanka, Thailandia, Vietnam e Cina meridionale).


Morfologia:

si tratta di una piccola pianta palustre nastriforme. In natura raramente vive in completa sommersione, preferendo proliferare emersa ma su terreni fortemente umidi o coperti da un sottile velo d'acqua, mantenendo in pratica rizoma e radici in acqua e fogliame completamente emerso. Per questi motivi è solitamente molto critica per questa pianta la fase di adattamento alla sommersione, soprattutto per esemplari raccolti in natura, un po' meno per esemplari da coltura idroponica. La specie si è sviluppata su terreni particolarmente poveri di nutrienti, soprattutto in termini di Azoto e Fosfati, condizioni limite che hanno indotto la specie a sviluppare sistemi alternativi per procurarsi i necessari nutrienti. La pressione esercitata dalla selezione evolutiva ha così trasformato questa pianta in carnivora, dotandola di minuscole trappole, dette "otricoli" (da cui il nome dato al Genere), posizionate soprattutto nella zona basale della rosetta (colletto), e per mezzo delle quali la pianta riesce a catturare minuscole forme di vita animali (microfauna), sciogliendole poi per mezzo di un apposito acido e riuscendo così ad assimilarne i nutrienti.
In acquario la pianta si presenta come una fila di minuscole rosette collegate da un esile fusto strisciante. Ogni rosetta mostra un'altezza variabile da 2 a 5 cm e presenta un suo piccolo ed esile apparato radicale.


La Crescita:

questa pianta soffre molto l'inserimento in acquario e gli eventuali successivi spostamenti, richiede quindi molto tempo per il superamento della fase di ambientamento/attecchimento, anche due o più mesi. Una volta superata questa critica fase iniziale il tasso di crescita aumenta rapidamente divenendo sorprendentemente elevato. La pianta si propaga per stolonamento.


Valori Acquario:

PH: 5,0 / 7,2
GH: 3 / 12 °dGH
Temperatura: 17 / 27 °C
Luce: media finchè la pianta vive la delicata fase di ambientamento/attecchimento (che può durare mesi), forte successivamente.


Allestimento Acquario:

fondo ben maturo e (almeno superficialmente) di granulometria fine. La presenza di un impianto CO2 non è tassativamente necessaria, un suo eventuale utilizzo può comunque contribuire ad aumentare il tasso di crescita di questa pianta.


Fertilizzazione:

questa specie ha un sistema di alimentazione misto, può assumere nutrienti come una normale pianta acquatica oppure in alternativa (o in contemporanea) scegliere di sfruttare i propri otricoli per catturare microfauna. Nei suoi habitat naturali l'utilizzo degli otricoli è massiccio (le condizioni limite lo impongono) ma in acquario lo è molto meno (soprattutto se si tratta di un acquario ben assistito a livello nutrizionale). Può quindi crescere decentemente sia in acquari con fondo inerte (ma ben maturo!), privi di fertilizzazione in colonna e di impianto CO2, sia in acquari high-tech con gestione spinta, CO2 a manetta, fondi iperprestazionali e massiccia fertilizzazione in colonna. Detto ciò la crescita risulta ovviamente molto più vigorosa laddove si somministrino nutrienti in colonna, si eroghi CO2 e si metta a disposizione un fondo ricco di nutrienti. Molto importante a mio parere è il Ferro, elemento di cui Utricularia graminifolia è particolarmente avida, e senza il quale il suo fogliame ingiallisce rapidamente denotando le tipiche problematiche da clorosi ferrica.


Posizione in Acquario:

ideale per la zona anteriore.

 

Un bellissimo esempio di landscape realizzato con largo impiego di Utricularia graminifolia nel primo piano - Layout e foto di: Katjusa Karlovini

 

Modalità di Riproduzione:

in natura si riproduce grazie alla bellissima infiorescenza (visibile nella forma emersa) ed alla seguente fruttificazione, fenomeno però impossibile da osservare nella coltivazione in completa sommersione. Per noi acquariofili il metodo più facile per ottenere nuove piantine di Utricularia graminifolia resta quindi quello per divisione del fusto strisciante, ne basterà una porzione, con presente almeno una rosetta completa di fogliame ed apparato radicale, per ottenere uno starter col quale potremo avviare una nuova "colonia" in un'altra zona dell'acquario o in un'altra vasca.


Inserimento in Acquario:

questa pianta è solitamente coltivata dalle Aziende di settore e dalle serre in coltura idroponica, e presentata con apparato radicale raccolto in vasetto pieno di lana di roccia (grodan) imbevuto di fertilizzanti. Una volta acquistata la pianta occorre quindi prima dell'inserimento in vasca procedere alla rimozione del vasetto e di tutta la lana di roccia. A questo punto cercate con delicatezza di sgrovigliare l'ammasso di radici in modo da ottenere delle porzioni di fusto strisciante libere da grodan, o meglio ancora le singole rosette, potrete poi metterle a dimora sul fondo del vostro acquario interrandole quanto basta per lasciar emergere dal fondo solo il fogliame. In fase di attecchimento sconsiglio la presenza in acquario di pesci bentonici che per propria natura smuovano in continuazione lo strato superficiale del fondo, ad esempio Corydoras spp..
Da circa due anni è stato adottato un sistema innovativo per la coltivazione in serra di questa pianta, denominato dagli appassionati forumisti "in cup", metodo che ha già praticamente soppiantato quasi del tutto il sistema con vasetti idroponici (ormai pressochè introvabili in negozio). Col metodo in cup la pianta viene presentata immersa in un liquido nutritivo e contenuta in piccoli box ermetici in plastica. Grazie al sistema in cup risultano facilitate la coltivazione in serra e la distribuzione capillare della pianta nella rete di negozi, si riesce così a rendere la pianta più facilmente reperibile per tutti e più stabilmente presente sui listini. Con l'Utricularia graminifolia coltivata in cup risulta inoltre più agevolata la messa a dimora della pianta, meno critica e più breve la fase di ambientamento/attecchimento. Tuttavia molti acquariofili hanno lamentato rispetto al sistema precedente un minor tasso di crescita. I residui del liquido nutritivo (da sciacquare via accuratamente prima della messa a dimora della pianta in quanto molto inquinanti se inseriti in acquario!) rendono la pianta stessa appetibile ad alcuni pesci "di fondo", quali ad esempio Crossocheilus siamensis, Gyrinocheilus aymonieri ed Epalzeorhynchos kalopterus, che spesso tendono a mangiucchiare (o addirittura a divorare totalmente) questa pianta subito dopo il suo inserimento in acquario. Per ovviare a queste spiacevoli situazioni consiglio l'inserimento in acquario della pianta da coltivazione in cup solo in assenza di pesci spiccatamente vegetariani, i quali potranno essere inseriti dopo il superamento della fase di adattamento/attecchimento della pianta.

 

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