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Preparazione legni

 

Guida all’allestimento: i legni e le radici




Parte 1. Cos’è il legno?



Sembra una domanda banale, ma qualcuno di voi si è mai chiesto di cosa è fatto e qual’é la sua funzione?

Iniziamo con un’ infarinatura generale, senza scendere troppo nel dettaglio: il legno è innanzitutto un materiale ricavato dai tronchi delle piante arboree; è formato principalmente da due sostanze, cellulosa e lignina, composte a loro volta da lunghe catene di zuccheri.
Il legno svolge principalmente funzione di sostegno, anche perché, impensabilmente, è costituito da cellule morte che hanno perso ogni funzione di trasporto e si sono indurite (lignificate), e da alcuni canali parzialmente o totalmente ostruiti. L’unica “parte viva” del fusto degli alberi è infatti un piccolo strato immediatamente sotto la corteccia, nel quale si trovano i vasi che trasportano la linfa.


In sezione possiamo vedere che nel tronco sono presenti zone di colori diversi, come mai?

 

Sezione legno - Disegno di: Taro

 

La parte più vecchia e colorata del legno è detta durame. Questa zona presenta una colorazione diversa perché al suo interno, col passare degli anni, la pianta deposita le sostanze di rifiuto. È costituita totalmente da cellule morte e ha solo funzione si sostegno; possiamo dire che è la parte più resistente.
Passando alla zona più esterna, vi troviamo l’alburno. In questa parte il legno è composto sia da cellule morte che da cellule ancora vive, adibite al trasporto delle sostanze assorbite dal terreno (movimento dal basso verso l’alto); col tempo le parti più interne dell’alburno muoiono e diventano durame.
La “zona viva” di cui parlavamo qualche riga sopra, chiamata floema, presenta vasi di conduzione della linfa elaborata (movimento dall’alto verso il basso), ma ai fini acquariofili non è molto rilevante!
In alcune specie legnose il durame non è facilmente identificabile, perché il colore rimane pressoché identico: queste specie sono dette a “durame indifferenziato” e sono poco resistenti alla decomposizione, soprattutto in immersione!

 

Fotogallery Preparazione legni


C’è da fare poi un’ulteriore suddivisione: il legno di conifere è diverso da quello di latifoglie!
Per intendersi le conifere sono piante generalmente sempreverdi e con foglie aghiformi, come pini, abeti o cipressi, e contengono molto spesso resine utilizzate a scopo di difesa da eventuali patogeni.
Come si può intuire, non sono legni molto indicati per l'impiego in acquario a causa del possibile rilascio di resine nell’acqua.
Inoltre, se vogliamo dirla tutta, il legno di conifere è molto regolare, ovvero difficilmente si trovano rami contorti o di forme particolari…  ne risulta che il loro effetto visivo in acquario non è poi un granchè.
Il legno di latifoglie invece non presenta canali resiniferi e più facilmente assume strutture ramificate o contorte, ed è quindi molto utilizzato (con le dovute eccezioni) negli allestimenti.

Un’appunto: le radici hanno una struttura molto diversa da quella del legno, e sono generalmente più resistenti alla decomposizione… ma purtroppo anche le radici (delle conifere) contengono resina!


Le palme invece non sono alberi, ma erbe giganti, per cui il loro legno ha una resistenza davvero scarsa…ne risulta che il loro impiego in campo acquariofilo è sconsigliabile!

 

 

Parte 2. Il legno in acquario



Una parte importante nell’allestimento è rappresentata dalla disposizione dei legni, ma come prepararli? Per quanto mi riguarda esistono due categorie principali di legni per l’acquario, i legni presi in negozio e quelli raccolti in natura. Ovviamente entrambi hanno i loro vantaggi e svantaggi.


1. I legni di negozio sono (probabilmente) più sicuri sotto il punto di vista della durabilità in immersione. Questo punto è abbastanza importante: non tutti i legni hanno la stessa durabilità nel tempo in immersione. Questo parametro dipende sostanzialmente dalla densità che ha il legno e dalla presenza di sostanze che inibiscono la proliferazione da parte degli organismi degradatori (muffe e batteri); bisogna poi tenere conto dell’azione che hanno gli ospiti dell’acquario sui legni: i loricaridi ad esempio (Plecostomus spp., Ancistrus spp., Otocinclus spp., etc…) passano la maggior parte del tempo a rosicchiare i legni, diminuendone la durata.
Per ovviare a questo problema, i legni presi in natura andranno ricercati tra le piante a fibra più dura: vanno benissimo tutte le querce (roverella, cerro e leccio, che sono le più comuni), il castagno, gli ontani, i salici, olmi etc…
Sono invece estremamente sconsigliate tutte le conifere (pino, abete, cipresso, etc…) a causa delle resine che contengono, le latifoglie più morbide (come il pioppo) a causa della scarsa durabilità, le oleacee (olivo su tutte) a causa del possibile rilascio di olio in acqua e, infine, tutte le piante probabilmente trattate con prodotti antiparassitari come le viti e gli alberi da frutto. Le piante, infatti, non hanno apparati escretori e accumulano le sostanze di rifiuto all’interno delle cellule, dove rimangono anche dopo la morte della pianta.


Voglio però sottolineare che il destino di ogni legno in acquario è comunque quello di marcire, tutto stà nel vedere in quanto tempo si attuerà questo processo!


2. I legni di negozio sono (probabilmente) più sicuri dal punto di vista biologico essendo già stati trattati mentre i legni raccolti in natura potrebbero nascondere varie “schifezze microbiologiche” potenzialmente dannose per gli ospiti della vasca.


3. Le dimensioni: i legni del negozio solitamente hanno dimensioni standard che a volte possono risultare troppo piccole oppure troppo grandi per la nostra vasca. Scegliendo legni naturali possiamo selezionare le forme e le dimensioni che più ci tornano comode, eventualmente creando composizioni.


4. I costi sono da tenere di conto. Avete mai comprato una radice di un metro in un negozio??


5. I rischi. Raccogliere legni in certe zone (tipo aree di nidificazione) è reato punibile con una multa anche abbastanza salata, pertanto invito chi volesse provare a raccogliere legni a informarsi sulla zona in cui si stà recando.


6. I legni raccolti in natura non affondano mai! O meglio affondano, ma senza furia… è opportuno lasciarli in ammollo un bel po’ e bollirli accuratamente per velocizzare questo processo, ma ne parleremo in seguito nella preparazione. I legni di negozio solitamente affondano invece abbastanza velocemente, avendo una densità piuttosto elevata.


7. Molti legni dei negozi rilasciano una discreta quantità di tannini e acidi umici che colorano l’acqua. Queste sostanze non sono assolutamente dannose ai pesci, anzi sono utili per proteggere le mucose e le branchie dei pesci dall’attacco di parassiti! Peccato che l’effetto estetico non sia il massimo e che sottraggano molta luce alle piante, per questo solitamente non sono ben visti dalla maggior parte degli acquariofili. Se avete avuto esperienze con i legni di negozio tenete conto che potrebbero essere nulla paragonati all’inserimento di legno di castagno o robinia nel vostro acquario! Si raccomanda pertanto una opportuna bollitura per eliminare parte di queste sostanze.



Quale legno scegliere allora? Ad un neofita, o comunque a una persona non troppo pratica, consiglio di affidarsi ai legni dei negozi. Un legno raccolto in riva ad un fiume non è sempre di facile identificazione e potrebbe portare delle brutte sorprese a breve o lungo termine!


Tralascio la scelta dei legni di negozio, perché totalmente dipendente dai gusti personali o dalla funzione del legno in vasca, per concentrarmi sulla scelta dei legni raccolti in natura.


Premetto che io sono un grande fan degli arredi naturali, un po’ per esigenze meramente economiche, un po’ perché mi piace poter scegliere il ramo, il tronco o la radice e passare un bel pomeriggio nella natura!

 

Luogo di raccolta - Foto di: Taro



I luoghi di raccolta: se siete in riva al lago o ad un fiume avete trovato il posto giusto! I legni trasportati e levigati dalla corrente sono ottimi per la vostra vasca, dobbiamo però avere alcune accortezze. Un legno troppo leggero è indice di scarsa densità e quindi facilmente alterabile. Evitate di raccogliere legni in riva a corsi d’acqua inquinati, l’inquinamento è probabilmente penetrato nel legno stesso e quindi difficilmente rimuovibile.
Per i legni raccolti in riva al mare si entra in un discorso a parte. Non mi sento di invogliare alla raccolta, ma neanche di sconsigliarla a priori, ci sono troppe variabili da tenere di conto! Se il legno è stato raccolto alla foce di un fiume dopo una mareggiata è possibile che sia entrato in contatto molto poco con il sale e che quindi con una buona spurgatura sia utilizzabile. Se invece è stato a lungo a contatto con l’acqua salata ne sconsiglio l’uso.
È possibile anche raccogliere i legni da piante abbattute o secche così da essere sicuri del tipo di legno usato, ma si deve essere sicuri che la pianta dalla quale prenderemo il legno sia secca e che il legno sia stagionato bene. È inoltre opportuno rimuovere eventuali residui di corteccia rimasti.
Ripeto il consiglio di verificare che la zona di raccolta non ricada in aree protette dove è vietata l’asportazione di materiale!

 


Passiamo alla parte operativa: la preparazione.


Descriverò le fasi di preparazione dei legni con un occhio alle diverse tipologie.

Legni appena raccolti in natura - Foto di: Taro

 

Fase 1. Il lavaggio

Se il legno è preso in negozio basterà un accurato lavaggio sotto acqua corrente, se invece è raccolto in natura il legno dovrà essere scrostato da eventuali residui di terra, accuratamente scortecciato e lavato.

 

Lavaggio legni - Foto di: Taro

 

Fase 2. La bollitura

Per il legno preso in negozio sarà sufficiente una bollitura di 2-3 ore, in modo da eliminare eventuali spore di batteri o funghi e contemporaneamente favorirne l’affondamento e il rilascio di tannini. Se il legno è raccolto in natura dovrà essere effettuato un alternarsi tra bolliture e messa a mollo per un totale di 3-4 settimane. Personalmente ho agito mettendo i legni in un catino per due settimane, successivamente li ho bolliti e rimessi a mollo per altri 10 giorni. Alla successiva bollitura i legni affondavano già un po’. Se il legno è stato raccolto alla foce di un fiume prima di questo processo consiglio la spurgatura in un catino cambiando l’acqua una volta a settimana. Se il legno non entra per intero nella pentola lo si può bollire a pezzi! Se per caso dopo la bollitura il legno continuasse a galleggiare lo si può rimettere a mollo un altro po’.

 

Bollitura legni - Foto di: Taro

 

Fase 3. Sciacquatura

In questa fase si vanno a eliminare i residui di sporco e corteccia dal legno.

 

Fase 4. Inserimento in acquario

Se il legno dovesse continuare a galleggiare si può pensare di fissarlo con del silicone specifico per l'impiego in acquario o con della lenza da pesca.

 


 

Note: foto e disegni by Taro

Ultimo aggiornamento (Martedì 21 Settembre 2010 22:45)

 

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