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Mikrogeophagus ramirezi

 

Mikrogeophagus ramirezi

(Myers & Harry, 1948)

 

Mikrogeophagus ramirezi - Foto per gentile concessione: Mario Astrologi

 

Ciclide sud-americano tra i più diffusi in ambito acquariofilo. La riproduzione artificiale massiva praticata negli ultimi decenni dagli allevatori di Asia ed est Europa ha purtroppo indebolito notevolmente la specie facendola progressivamente passare dallo status di “facile” ad uno status di “molto delicata”. Sconsiglio ai neofiti l’acquisto di esemplari d’allevamento; se riuscite a trovarne optate per esemplari “wild”, molto più resistenti, più longevi e più facili da riprodurre.

 

 

Fotogallery Mikrogeophagus ramirezi

 

Nome scientifico:

Mikrogeophagus ramirezi (sin. Microgeophagus ramirezi)


Note al nome scientifico:

la storia tassonomica di questa specie è una delle più contorte in assoluto ed ancora adesso permane incertezza sulla sua corretta classificazione. Senza entrare troppo nel dettaglio dei dibattiti tra ittiologi ed istituti tassonomici possiamo così brevemente riassumere il tortuoso percorso del nome di questo bellissimo ciclide:

1947 – Prima descrizione della specie ad opera degli scopritori

1948 – Attribuzione nome scientifico Apistogramma ramirezi

1958 – Inizia uno studio finalizzato ad una riclassificazione della specie al termine del quale, nel 1960, alcuni ittiologi iniziano ad adottare il nome Microgeophagus ramirezi nella convinzione che l’animale non appartenga al Genere Apistogramma. Il nuovo nome viene proposto come nome ufficiale della specie, ma si decide momentaneamente di non cambiare nulla. Il nome ufficiale resta quindi ancora Apistogramma ramirezi. Storica la presa di posizione di uno dei più apprezzati studiosi di quegli anni, W. Wickler, secondo cui occorreva indicarlo come “Apistogrammaramirezi, ove le virgolette sarrebbero servite a sottolineare la grande incertezza che ne caratterizzava la classificazione.

1969 – Alcuni studiosi iniziano a chiamarlo Pseudogeophagus ramirezi. Si richiede a gran voce il cambio di Genere. Il nome però non varia e la specie resta ancora ufficialmente inserita nel Genere Apistogramma.

1971 – Quasi come una sorta di “via di mezzo” viene largamente suggerito di adottare ufficialmente il nome Pseudoapistogramma ramirezi, tuttavia la richiesta non viene accolta.

1977 – Al termine di un lungo studio sulla specie, l’autorevole ittiologo svedese Sven Kullander (Resp. Dipartimento della Zoologia Vertebrata, Museo Svedese di Storia Naturale) ne ridefinisce completamente la classificazione coniando il Genere Papiliochromis. Le sue conclusioni vengono universalmente accettate e la specie diviene ufficialmente Papiliochromis ramirezi.

1982 – Dopo un lungo dibattito che vede coinvolti alcuni tra i più autorevoli ittiologi del pianeta il Genere viene rinominato Microgeophagus. La specie diviene quindi ufficialmente identificata come Microgeophagus ramirezi. Vengono tuttavia universalmente accettati come sinonimi anche Apistogramma ramirezi e Papiliochromis ramirezi. La situazione permane dunque tuttaltro che chiara.

1998 – In totale “contrasto ortografico” con gli istituti tassonomici e con la totalità dei suoi colleghi ittiologi, nel ’98 Sven Kullander ribattezza il Genere in Mikrogeophagus, cambiandone dunque la terza lettera in “k”. Successivamente e soprattutto in Europa diviene piuttosto generalizzata l’adozione della lettera “k” al posto della “c” nella scrittura del Genere e la specie viene sempre da un maggior numero di esperti ed autorevoli ittiologi definita come Mikrogeophagus ramirezi. Si conviene così di considerare i termini Microgeophagus e Mikrogeophagus a tutti gli effetti due sinonimi, indicanti lo stesso Genere. Da allora diviene progressivamente sempre più utilizzata la “k” in ambito tassonomico europeo e la “c” in ambito tassonomico americano per descrivere questo Genere. La questione è quindi ancora attualmente tutt’altro che chiarita ed il Genere viene attualmente chiamato sia Mikrogeophagus sia Microgeophagus.




Nomi comuni:

Ramirezi

Ram

Ram Cichlid

Ciclide nano di Ramirez

Butterfly dwarf cichlid



Famiglia:

Cichlidae


Luogo d’origine:

America meridionale (rinvenibile in Venezuela e Colombia).


Morfologia:

corpo stretto (soprattutto in prossimità del peduncolo caudale) ed alto se osservato frontalmente, ampio ed ovale se osservato lateralmente. Le pinne sono tutte ben sviluppate, in particolare dorsale ed anale, e mostrano una colorazione di fondo tenue tendente in genere all’azzurro, altre volte al rosa, arricchito da macchiette e punteggiature di vari colori, soprattutto azzurre. L’attaccatura della dorsale ed i suoi primi raggi sono neri. Uniche pinne intensamente colorate sono le pettorali (soprattutto negli esemplari di cattura), di colore variabile ed appuntite, le quali vengono usate in natura come elemento di richiamo per la prole. La livrea di fondo del corpo è chiara e piuttosto variabile, si va dal bianco perla al verde tenue fino all’azzurro, ed è attraversata da vistose puntinature iridescenti color azzurro elettrico, presenti soprattutto sui lati del capo e nella zona delle branchie. Su ogni lato, poco sotto l’attaccatura della pinna dorsale, è presente un vistoso ocello scuro (nero nei maschi, più tendente al blue scuro nelle femmine). L’occhio ha iride rosso fuoco ed è attraversato da una banda nera verticale che si estende dalla fronte fino alla gola.

Gli ultimi anni di allevamento intensivo hanno generato alterazioni delle caratteristiche cromatiche rispetto alla versione originaria, possiamo quindi trovare esemplari con alcune tonalità accentuate ed altre quasi assenti.

Grazie all’attenta selezione degli allevatori si è arrivati a standardizzare alcune varianti cromatiche, tra di esse sicuramente le più note e diffuse sono la “Gold” e la “Electric Blue” (detta anche “German Blue”), per le cui caratteristiche cromatiche si rimanda alle foto seguenti. Si tratta comunque di varianti che risultano più deboli rispetto alla forma originaria, meno prolifiche, e con pressoché totale assenza di cure parentali nei confronti della prole.

 

Var. Gold - Esemplare di proprietà di Davide Robustelli (www.acquarishop.it) fotografato da Andrea Perotti

Var. Electric Blue - Esemplare di proprietà di Davide Robustelli (www.acquarishop.it) fotografato da Andrea Perotti

 

Recentemente sono purtroppo comparse sul mercato anche varianti morfologiche dal dubbio gusto, come la “pinne a velo” e la “baloon”. Si tratta (soprattutto per i “baloon”) di varianti molto deboli e con ciclo vitale dimezzato rispetto alla forma naturale. Sono soprattutto molto vulnerabili in caso di improvvisi seppur minimi abbassamenti di temperatura, e spesso muoiono nel giro di pochi giorni dall'inserimento in vasca a causa dello sbalzo termico e di valori subiti per il cambio vasca e per il trasporto. Ne sconsiglio vivamente l’acquisto.

Va inoltre ricordato che in questa specie la piena colorazione viene raggiunta dai maschi solo in coincidenza con il raggiungimento della maturità sessuale, e mostrata dalle femmine adulte solo in prossimità delle riproduzioni. Se in negozio vi imbattete in giovani esemplari che, nonostante la piccola taglia, già mostrano livree splendidamente accese, evitatene l’acquisto. E’ infatti ormai uso comune nei grandi allevamenti asiatici nutrire questi ciclidi con preparati a base di ormoni, fin dalla più tenera età, in tal modo il pesce raggiunge più rapidamente una taglia che ne permetta la commercializzazione e mostra da subito il massimo splendore in termini di livrea. La conseguenza di questi forzati regimi alimentari è però devastante per i pesci: abbassamento del livello delle difese immunitarie, ciclo vitale ridotto, istinti comportamentali e riproduttivi fortemente sfalzati, spesso anche sterilità.



Dimorfismo sessuale:

le femmine sono leggermente più piccole e mostrano un arrossamento nella zona pelvica, evidente soprattutto in prossimità della riproduzione. Altre differenze più nettamente osservabili riguardano la pinna dorsale, i maschi ne presentano infatti i primi raggi decisamente più allungati e sporgenti, simili ad aculei eretti verticalmente, inoltre la parte finale della pinna mostra nei maschi un deciso prolungamento che la porta in alcuni esemplari quasi al contatto con il lobo superiore della caudale, prolungameno assente nelle femmine la cui dorsale termina invece in modo più arrotondato. Un ulteriore differenza è osservabile nella colorazione dell’ocello presente nella parte medio/alta del corpo, poco sotto l’attaccatura della dorsale, il quale appare totalmente nero nei maschi ed invece più tendente al blu scuro nelle femmine.



Dimensioni:

max 8,5 cm. Tuttavia ben difficilmente superano i 7 cm.



Ciclo vitale:

da 3 a 4 anni.



Dimensioni Acquario:

almeno 60 litri netti per una coppia (1 M + 1 F).



Valori consigliati per l’acquario d'allevamento:

- PH: 4.6 / 6.2 per esemplari “wild” -  5.5 / 7.3 per esemplari d’allevamento
- GH: 0 / 8 per esemplari “wild” - 4 / 12 °dGH per esemplari d’allevamento
- Temperatura: 26 / 29 °C per esemplari “wild” – 24,5 / 28 °C per esemplari d’allevamento



Allestimento acquario d'allevamento:

ama acquari riccamente piantumati, con nascondigli e radici, tuttavia è bene lasciare lo spazio centro-anteriore libero a disposizione per il nuoto e per eventuali deposizioni. Il fondale nella zona centro anteriore dev’essere morbido, a granulometria non tagliente, e non troppo grossolano. L’acqua non deve essere troppo mossa, tuttavia è indispensabile adottare un ottimo filtraggio e garantire una buona concentrazione di Ossigeno in quanto questa specie mal tolleranza la carenza d’Ossigeno.


Alimentazione:

specie onnivora. In acquario accetta senza problemi tutti i più comuni alimenti per pesci ornamentali anche se inizialmente può non mostrare interesse per il secco. Offrite dieta ricca e completa, comprendente sia vegetali che alimenti proteici (liofilizzato, surgelato, vivo). Amano anche filtrare attraverso le branchie i sedimenti presenti sul fondale trattenendo le eventuali particelle di residui alimentari e di microfauna presenti.


Livello di nuoto:

tutti i livelli con preferenza per quello centro/inferiore.


Comportamento:

in età giovanile ama vivere in piccoli gruppetti a sessi misti, in prossimità della maturità sessuale inizia invece a non tollerare più di buon grado la presenza di altri M. ramirezi di pari sesso e tende a formare coppie stabili iniziando poi sempre più a staccarsi dal resto del gruppo. In acquario l’ideale è iniziare con un gruppetto di 7 / 8 giovani esemplari mirando alla formazione di una o due coppie, e rimuovendo poi gli esemplari di troppo.



Biocenosi:

specie generalmente pacifica e tollerante nei confronti degli altri coinquilini. Diviene però piuttosto nervosa in prossimità della riproduzione se ci sono altre specie in acquario, ed aggressiva quando è a difesa di uova ed avannotti. Per goderseli appieno ed osservarne riproduzione e cure parentali andrebbero pertanto tenuti in vasca dedicata monospecifica.

 


La Riproduzione


Difficoltà d’ottenimento della riproduzione in cattività:

moderata con esemplari di cattura, più difficoltosa con esemplari d’allevamento. Ciò è dovuto al fatto che la specie viene ormai da numerose generazioni riprodotta artificialmente in grandi allevamenti (soprattutto asiatici e dell'Europa dell'est) e quindi parte degli istinti riproduttivi e di tutela della prole sono andati perduti.



Modalità riproduttiva:

specie ovipara.


Maturità sessuale:

viene raggiunta quando il pesce è a circa l’80% della sua taglia massima, quindi difficilmente prima dei 5 cm.


Formazione della coppia:

le coppie si formano spontaneamente all’interno di piccole comunità e risultano poi piuttosto stabili, durando solitamente per più riproduzioni.


Alimentazione della coppia:

abbondare con alimenti vivi risulta stimolarne la riproduzione.



Valori consigliati per l’acquario riproduttivo:

 

PH: 5.5 / 6.2

GH: 3 / 8 °dGH

Temp.: 27 / 30 °C

Dimensione minima acquario: 40 litri netti


Allestimento acquario riproduttivo:

come acquario d’allevamento. Importante disporre nella zona libera da piante qualche ciotolo liscio. Inserite anche piante a foglia larga (ad esempio Echinodorus Ozelot ed Echinodorus bleheri). Assai gradita una moderata presenza di torba nel filtro che renda l'acqua leggermente ambrata. Negli esemplari d’allevamento è meno presente l’istinto riproduttivo, per incentivarlo occorrerà portare la temperatura della vasca ad un aumento di circa 2 °C nel giro di un paio di giorni, mediante un paio di corposi cambi parziali, mentre già nelle 4 settimane precedenti occorrerà modificare la dieta rendendola più abbondante e a base quasi esclusivamente di alimenti vivi. Se seguite questi consigli vedrete quasi certamente degli ottimi risultati.



Deposizione e Fecondazione:

la deposizione avviene il più delle volte su ciotoli lisci, altre volte su foglie ampie e disposte orizzontalmente. La femmina rilascia le uova in una fase di nuoto rallentato e radente alla superficie del ciotolo prescelto, in più passaggi. Le uova sono appiccicose e restano così attaccate al supporto di deposizione, subito dopo il termine della deposizione tocca al maschio passare radente su di esse provvedendo in più riprese alla loro fecondazione. Purtroppo negli esemplari d’allevamento capita spessissimo che non si riesca ad andare oltre questa fase, ciò perché gli esemplari d’allevamento sono solitamente riprodotti artificialmente e non c’è quindi stata per loro un’educazione alla riproduzione ed alle cure parentali, attività che in natura si tramandano di generazione in generazione, e solo piccoli che le abbiano ricevute saranno in grado da adulti di metterle in pratica e di tramandarle a loro volta. Il numero di uova deposte può variare da poco più di 100 a max 250, a seconda dell’età della madre e dall’alimentazione seguita nelle settimane precedenti. Nei giorni successivi entrambi i genitori vegliano le uova a turno, continuando a ventilarle. Se non sono presenti supporti di deposizione ritenuti idonei la coppia potrebbe deporre direttamente in un avvallamento del substrato.



Schiusa delle uova e primi giorni di vita degli avannotti:

la schiusa avviene in genere dopo 36 / 48 ore. Appena nate le larve presentano un voluminoso sacco vitellino e risultano quindi piuttosto statiche. La femmina provvede a questo punto a spostarle in un punto più sicuro, in genere in una buca scavata a poca distanza dal maschio nel substrato. Li le larve restano sotto stretta sorveglianza di entrambi i riproduttori fino al completamento del riassorbimento del sacco vitellino, ovvero fino al 4° / 5° giorno di vita dei piccoli. Raggiunta questa fase i piccoli devono iniziare a nutrirsi, è quindi fondamentale in questa fase la presenza di abbondante microfauna, a tal scopo sarà importante la presenza di piante ed alghe. A supporto potete già da subito fornire piccoli alimenti vivi, ad esempio "micro worms", infusori ed anche con moderazione tuorlo d’uovo sodo finemente polverizzato. Aspettate almeno due / tre ulteriori giorni prima di passare ai naupli di Artemia salina. Dall’undicesimo / dodicesimo giorno si può passare alla salamoia di gamberetti ed al secco specifico per Ciclidi finemente sbriciolato.

Nei primi giorni di nuoto libero gli avannotti non si allontanano dalla buca e restano sempre strettamente controllati dai genitori, il più delle volte in particolar modo dal padre, il quale in alcuni casi può respingere anche la femmina non permettendole più di avvicinarsi (se capita ciò rimuovuete la femmina onde evitare che venga ferita o che il maschio, innervosito, decida di divorare la prole). E’ importante che i piccoli possano vivere questa fase a contatto dei genitori e che possano godere appieno delle loro cure parentali, perché solo così sapranno un domani essere dei buoni genitori conportandosi allo stesso modo con i propri piccoli.

A partire dalla fine della terza settimana di vita l’intraprendenza dei piccoli avannotti diverrà via via sempre più ingestibile per i riproduttori, i quali ad un certo punto, non riuscendo più a tenerli raccolti in prossimità della buca, li lasceranno andare disinteressandosene. Giunti a questa fase consiglio di separare i piccoli dai riproduttori, vi sarà così più agevole nutrirli e gestirli al meglio.

Vasca da riproduzione e vasca d’accresimento devono sempre venir gestite correttamente, con molta attenzione nell’evitare accumuli di cibo non consumato e di altri elementi inquinanti. Cambi parziali quotidiani del 10% / 15% sono un ottimo sistema per evitare spiacevoli sorprese.

 

 


 

 

Note: si ringraziano Davide Robustelli e Mario Astrologi per la collaborazione.

Ultimo aggiornamento (Giovedì 29 Luglio 2010 17:44)

 

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