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Macropodus opercularis

 

Macropodus opercularis

(Linnaeus, 1758)

 

Macropodus opercularis - Foto by: Taro

 

E’ stato il secondo pesce asiatico (dopo Carassius auratus) importato in Europa (già dal 1869). Aggressivo verso i pesci di taglia inferiore. Territoriale verso i maschi conspecifici, soprattutto nei periodi riproduttivi. Preferibile allevarlo in acquario monospecifico. E’ un pesce molto robusto. Difficoltà d’allevamento: media.

Fotogallery Macropodus opercularis

 

Nome scientifico:

Macropodus opercularis


Nome comune:

pesce del Paradiso


Famiglia:

Osphronemidae


Luogo d’origine:

Asia sud orientale (Cina, Taiwan, Corea, Vietnam, Birmania).


Morfologia:

livrea variopinta e brillante, con tonalità elettriche appariscenti ma assai variabili, la colorazione diviene più accesa nei periodi riproduttivi e durante i confronti territoriali, mentre tende a sbiadirsi in situazione di stress. La tonalità di base dominante tende comunque al “grigio aranciato”.

Nota: molto diffusa ed apprezzata la varietà albina di questa specie, ottenuta dagli allevatori grazie a sapiente selezione. I Macropodus opercularis albini mostrano un livello di aggressività più basso e risultano quindi più gestibili in acquari comunitari. Sono però decisamente fotosensibili, l’illuminazione dovrà perciò essere attenuata, con abbonante presenza di piante galleggianti che creino le necessarie zone d’ombra.


Dimorfismo sessuale:

il maschio presenta colorazioni più accese e marcate, anche a livello di pinne, le quali tra l’altro appaiono decisamente più lunghe.


Dimensioni:

fino a 8 cm.


Ciclo vitale:

da 4 a 6 anni.


Dimensioni minime acquario:

almeno 100 litri netti per 3 esemplari (1 maschio e 2 femmine).
80 litri netti per una coppia.


Valori consigliati acquario d’allevamento:

- PH: 6,2 / 7,8
- GH: 4 / 18 °dGH
- Temperatura: 14 / 26 °C


Allestimento acquario d’allevamento:

ama acquari molto piantumati, con poco movimento d’acqua in superficie ed illuminazione non eccessiva. La piantumazione deve riguardare soprattutto i lati della vasca lasciando sufficiente spazio libero al centro per il nuoto. E’ provvisto di un organo respiratorio supplementare detto “labirinto” che gli permette, all’occorrenza, di respirare aria atmosferica portandosi in superficie. Per questo motivo va allevato in acquari ben chiusi onde evitare eccessivi sbalzi termici tra acqua ed aria soprastante.


Alimentazione:

onnivoro con preferenza per vivo/surgelato, è un gran divoratore di Planarie, che spesso tendono a proliferare spontaneamente in acquari da poco allestiti.


Livello di nuoto:

centro superiore.


Comportamento:

è un pesce di indole aggressiva che merita, a mio modesto parere, un acquario monospecifico. I maschi manifestano una notevole territorialità intraspecifica, conviene quindi inserire un solo maschio, abbinato magari a due o più femmine.


Biocenosi:

è molto aggressivo con i pesci più piccoli, evitate quindi di abbinarlo a pesci di taglia inferiore alla sua.



La Riproduzione


Difficoltà:

facile ottenere la deposizione e la schiusa, un po’ più difficile riuscire a crescere gli avannotti. E’ un pesce assai prolifico la cui riproduzione va però tentata in acquario dedicato (acquario riproduttivo).


Modalità riproduttiva:

specie ovipara.


Maturità sessuale:

viene raggiunta già prima del compimento dell’anno d’età, verso il decimo mese.


Formazione della coppia:

la modalità migliore prevede l’inserimento di un maschio ed alcune femmine, si aspetta quindi che il maschio mostri un’eventuale preferenza per una di esse. Appena si nota l’inizio dei primi rituali amorosi e/o l’inizio della costruzione del nido da parte del maschio si rimuovono le femmine “di troppo” lasciando in acquario solo la coppia. Si può comunque tentare di inserire nell’acquario riproduttivo direttamente una sola femmina ed il maschio, si corre però il rischio che uno dei due esemplari non si mostri interessato, in tal caso si potrebbe assistere a cruenti manifestazioni di aggressività da una parte e di intolleranza dall’altra, da cui l’esigenza di interrompere il tentativo e rimuovere immediatamente la coppia.


Alimentazione della coppia:

per stimolarne l’istinto riproduttivo andrà aumentata la somministrazione di alimenti vivi/surgelati e, in contemporanea, aumentata progressivamente la temperatura dell’acqua fino a valori di circa 26/28 °C e abbassato il livello dell’acqua.


Valori consigliati per l’acquario riproduttivo:

- PH: 6,2 / 7,8
- GH: 4 / 18 °dGH
- Temperatura: 26 / 28 °C
- Capienza minima: 50 litri netti.


Allestimento acquario riproduttivo:

indispensabile la presenza di piante e nascondigli per permettere alla femmina di nascondersi all’occorrenza, sottraendosi all’aggressività del maschio. Consigliata la presenza di piante galleggianti. La superficie dell’acqua deve essere il più ferma possibile, il filtro andrà quindi tenuto spento o, per lo meno, regolato al minimo. Si consiglia di predisporre delle protezioni sulle relative griglie d’aspirazione (ad esempio con tessuto a maglia molto fitta come Organza o Tulle). La colonna d’acqua deve essere inferiore di almeno un terzo rispetto a quella di cui i due riproduttori godevano prima del trasferimento nell’acquario riproduttivo.


Deposizione e fecondazione:

il maschio costruisce in superficie un nido di bolle e detriti vegetali. Quando ritiene conclusi i lavori di preparazione del nido convince, con le buone o con le cattive, la femmina a portarsi sotto al nido. A quel punto inizia tutta una serie di rituali d’amore, spesso anche violenti, al termine dei quali la femmine si dispone verticalmente a testa in giù ed il maschio la avvolge con il proprio corpo in una sorta di abbraccio amoroso. A quel punto vengono rilasciate in contemporanea le uova ed il liquido seminale. Le uova (alcune centinaia) risalgono e finiscono incastrate nel nido galleggiante.

Terminata la deposizione la femmina si allontana oppure, se esita, viene scacciata violentemente dal maschio e non le sarà più concesso di avvicinarsi al nido. Conviene quindi a tal punto rimuovere la madre in quanto la sua presenza da qui in poi sarebbe solo fonte di stress. E’ il maschio a prendersi cura della prole. Inizialmente recupererà tutte le uova e le incastrerà nel nido, e successivamente le sorveglierà scacciando con decisione ogni eventuale minaccia. Solo dopo la schiusa si allontanerà.


Gli avannotti:

il periodo necessario per la schiusa è assai variabile, in relazione ai valori dell’acqua, ma in genere non supera le 48 ore. Avvenuta la schiusa il riassorbimento del sacco vitellino da parte dei piccoli è assai rapido, conviene quindi iniziare subito a somministrare piccoli alimenti vivi, ad esempio Rotiferi ed Infusori e, a partire dalla seconda settimana, anche naupli di Artemia Salina appena schiusi. Il maschio può essere lasciato in vasca riproduttiva fino al primo giorno successivo alla schiusa, poi è consigliabile la sua rimozione perché potrebbe iniziare a predare parte degli avannotti.

 

 

Seguono alcune foto gentilmente concesse da Roberto Pellegrini

 

Macropodus opercularis - Foto di: Roberto Pellegrini

Macropodus opercularis - Foto di: Roberto Pellegrini

Macropodus opercularis - Foto di: Roberto Pellegrini

Ultimo aggiornamento (Sabato 26 Marzo 2011 13:21)

 

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