Guida principianti acquariofili - Seconda parte

 

Guida principianti acquariofili

di: Mauro Antoniazzi (nick su AE: Mauro) e Paolo Ranzato (nick su AE: Paperino)

 

Mauro intento a scartare il suo nuovo acquisto




INTRODUZIONE

Questa guida vuole essere di aiuto per tutti coloro che intendono intraprendere l'hobby dell'acquariofila, in particolare l'acquario dolce tropicale, o che l'hanno già intrapreso ma ancora non hanno appreso completamente i vari componenti (materiali, accessori e tecniche) che fanno parte di questo mondo.
Partire col piede giusto è importantissimo per cui si spera che questa guida vi aiuti a non commettere i classici errori da neofita che potrebbero scoraggiarvi, ma che inevitabilmente sono comunque parte di questo mondo e che in qualche modo ci aiutano a crescere e imparare.

In data 25 Aprile 2012 vi avevamo presentato la prima parte della guida, dedicata alla descrizione delle varie parti che compongono l'acquario, potete accedervi cliccando "qui", ora siamo invece a presentarvi la seconda parte della guida, totalmente dedicata all'allestimento dell'acquario, dal posizionamento della vasca fino all'inserimento dei primi pesci. Buona lettura.


 

Parte II: L’ALLESTIMENTO

Fotogallery Guida principianti acquariofili - Seconda parte

 



POSIZIONAMENTO DELLA VASCA

Dopo aver scelto l’acquario sulla base delle considerazioni proposte nella prima parte, resta ancora una cosa importante da decidere e valutare, la posizione.

La posizione adatta andrà scelta in base ad alcuni fattori: il primo e più importante riguarda il peso dell’acquario a pieno carico che andrà a gravare sulla soletta; ovviamente questo vale solo per acquari di grandi dimensioni, quindi in questi casi occorrerà prendere le opportune precauzioni per evitare di trovarci l’acquario al piano di sotto.
A titolo informativo, possiamo dire che le solette vengono progettate partendo da questi dati: peso proprio, carico permanente e sovraccarico accidentale; il terzo dato, che è quello che ci interessa, è costituito da persone, arredi, … ed è stato stabilito, per carichi verticali concentrati in una abitazione, in 2 KN/m2 (DM 16/01/96, punto 5.2, prospetto 5.1). Occorrerà quindi evitare assolutamente di superare tali valori. In ogni caso, a titolo precauzionale, si cercherà di posizionare l’acquario a ridosso di pareti portanti, e in caso di costruzione non recente sarà meglio far fare delle verifiche strutturali.

Un calcolo approssimato del peso dell’acquario si ricava moltiplicando il litraggio lordo per 1.5, quindi, ad esempio, un acquario da 100 litri peserà approssimativamente 150 kg.

Scelto il posizionamento più sicuro a livello strutturale dovremo tenere conto anche del posizionamento ambientale: per evitare problemi futuri nella gestione sarà meglio evitare di posizionare la vasca in modo che questa riceva la luce solare diretta da finestre o vetrate ed occorrerà verificare che sia lontana da sistemi di riscaldamento e da correnti d’aria, onde evitare sbalzi termici.

Prima di posizionare l’acquario bisognerà controllare prima di tutto che il mobile sia in piano, aiutandosi magari con uno strumento a bolla; infine interporremo un tappetino in gomma tra l’acquario e il piano del mobile, per distribuire meglio il peso.

Qualunque sia il tipo di allestimento deciso, la prima cosa da fare sarà dare una pulita ai vetri internamente con un panno umido per eliminare polvere ed eventuali altri residui, evitando l’uso di spugne abrasive e di detersivi. Se la vasca fosse di recupero e con i vetri sporchi o incrostati di calcare, il miglior modo per pulirla è usare una spugna non abrasiva imbevuta di aceto.

Questa fase ad acquario ancora vuoto, e quindi agevole da spostare, è l’ideale per fissare sfondi interni o esterni; in caso di sfondi interni che devono essere bloccati con del silicone (specifico per acquari) è necessario lasciar asciugare per qualche giorno il silicone prima di iniziare i lavori di riempimento.

A questo punto saremo pronti per riempire il nostro acquario.



ALLESTIMENTO

Se avevamo optato per un riscaldatore a cavetto da sistemare nel substrato dovremo procedere con la stesura del cavo fissandolo con le apposite ventose e cercando di stenderlo in modo più uniforme possibile:


Photo by: Maschiro


se invece non abbiamo il cavetto tra i nostri accessori, procederemo direttamente con la stesura del fondo; per evitare l'effetto visivo della stratificazione del fondo sul vetro anteriore si partirà distribuendo sul perimetro uno strato del ghiaietto del tipo che verrà utilizzato successivamente per ricoprire il fondo:


Photo by: Maschiro


quindi procederemo con il substrato fertile:


Photo by: Maschiro


infine stenderemo il ghiaietto a coprire il tutto, cercando di realizzare una pendenza di qualche centimetro tra il vetro anteriore e quello posteriore in modo da dare più profondità al risultato finale.


Photo by: Maschiro


l'esempio riguarda la realizzazione di un fondo tipico a due strati (uno fertile sottostante ricoperto da ghiaino); ovviamente l’operazione sarà più semplice se il fondo scelto era di tipo monostrato, o più complessa nel caso la nostra intenzione fosse quella di realizzare un fondo multistrato.

Certamente avremo già deciso il tipo di allestimento da realizzare: un “biotopo” fedele, un “olandese”, un “iwagumi”, un “nature aquarium” o quello che più vi piacerà. E' conveniente disporre gli arredi a secco, al fine di poter osservare il layout voluto ed effettuare spostamenti senza sollevare polveri e con maggiore semplicità, quindi inseriremo rocce e legni a nostro piacimento rispettando le regole estetiche e seguendo il nostro gusto e istinto; Nella foto che segue semplici pietre vengono disposte ad arte da un noto acquariofilo in una vaschetta realizzata per un corso sul layout ad "Acquarionlive 2010", tenuto da Enrico Serena e Giacomo Guarraci presso la sede di "Acquarishop" di Davide Robustelli.


Photo by: Mauro


A questo punto procederemo con l’inserimento delle piante: queste andranno scelte sulla base del nostro desiderio estetico, del tipo di allestimento e delle loro esigenze, cercando però di inserire fin da subito molte piante a crescita rapita, utili a contrastare il possibile sviluppo iniziale di alghe.
La fase dell’inserimento delle piante va effettuata dopo aver riempito la vasca a circa 1/3 di acqua, per facilitare l’inserimento delle piante nel fondo. Occorrerà prestare attenzione nel versare l'acqua, per evitare di smuovere il fondo vanificando le nostre fatiche. A questo scopo sarà utile posizionare un piattino rovesciato sul fondo.


Photo by: Maschiro


Le piante, in linea di massima, andranno posizionate in relazione alla loro crescita in altezza, per realizzare un effetto “a palcoscenico”; in genere vengono classificate come “adatte” ad una determinata zona della vasca, che può essere anteriore, intermedia o posteriore.

Se acquistate, le piante saranno in genere inserite in un vasetto a rete, all'interno del quale ci sarà una spugna di lana di roccia imbevuta di fertilizzante, che deve essere assolutamente rimossa, quindi occorrerà potare in parte le radici.
Per l'inserimento delle piante nel substrato si possono utilizzare le apposite pinze lunghe a becco storto o direttamente le dita, creando con esse una fossetta, avendo cura di non spezzare gli steli più delicati. In genere le piante tenderanno a galleggiare, per cui potrà essere utile porre in prossimità delle radici alcuni sassolini, che verranno lasciati fino alla completa radicazione. Questo trucchetto sarà utile anche nel caso di ripiantumazioni successive, in particolare in presenza di pesci scavatori.
Alcune piante cosiddette “epifite” (Anubias, Microsorum, Bolbitis....) non dovranno essere interrate, bensì legate a legni o sassi. La Riccia fluitans potrà essere fissata a un sasso tondo o a un pezzo di ardesia con l'ausilio di una retina per capelli.
Termineremo quindi con il riempimento della vasca, utilizzando la normale acqua di rubinetto, senza badare ai parametri chimici e fisici che andremo a correggere eventualmente al momento opportuno.


Photo by: Maschiro




AVVIO ACQUARIO E SUA GESTIONE NELLE PRIME SETTIMANE

Metteremo quindi in funzione il filtro, aggiungendo un pizzico di cibo in vasca per innescare l’avvio dei batteri e del ciclo dell’azoto, e collegheremo preferibilmente il riscaldatore.

Avendo già inserito le piante occorrerà già fornire loro un periodo di illuminazione (fotoperiodo), in modo che possano svolgere le funzioni vitali e svilupparsi.
Si consiglia l’acquisto di un timer che provvederà ad accendere e spegnere le luci automaticamente all’orario impostato per evitare di svolgere questa azione manualmente, rischiando di non svolgerla per vari impedimenti o dimenticanze.
Il fotoperiodo sarà inizialmente ridotto per evitare che le piante inserite, non ancora completamente ambientate, possano soccombere alle fastidiose alghe che invece traggono da subito vantaggio dalla luce ricevuta, quindi si consiglia di partire con 5 ore di fotoperiodo a salire gradualmente di 1 ora la settimana, fino ad arrivare a 8 - 9 ore di luce.

Finalmente, per almeno due settimane non faremo più niente altro, salvo modifiche al layout, anche se sarebbe meglio limitarle al minimo indispensabile per dare il tempo al sistema di stabilizzarsi.
Nell'attesa cominceremo a goderci l’acquario valutando eventuali sofferenze delle piante e osservando la formazione e la crescita di nuove foglie, che è indice di buona salute della vasca.

Se non lo avevamo già fatto prima, acquisteremo un set di test a reagente per il monitoraggio dei valori in vasca: i test non sono solo utili in fase di avvio ma necessari per la corretta gestione e mantenimento della vasca; nel kit dell'acquariofilo non dovrebbero mai mancare pH, GH, KH, NO2, NO3, PO4 ma anche altri, come Fe, CO2, Cl, possono tornare utili.
Effettueremo innanzitutto il test dell'acqua di rete, quella che, essendo sempre disponibile, rappresenterà probabilmente il tipo di acqua che utilizzeremo abitualmente nella nostra vasca e sulla base della quale ci orienteremo sulla scelta dei pesci che ospiteremo; essa non costituirà necessariamente un vincolo limitativo poiché all'occorrenza potremo variare a nostro piacimento i valori (ph, gh, kh) tagliandola con acqua di ro o integrandola con appositi sali, permettendo quindi di allevare qualsiasi genere di pesci; tuttavia orientare le nostre scelte faunistiche sulla base dei valori disponibili, limitando gli interventi correttivi, ci faciliterà moltissimo nella gestione e aumenterà molto le possibilità di successo e quindi le soddisfazioni.

Passati 10 giorni circa le piante inizieranno a svilupparsi e si renderà utile iniziare un protocollo di fertilizzazione; la scelta è molto ampia e varia da marca a marca: si passa da quelli che hanno programmi giornalieri, con tutti gli elementi fertilizzanti separati a quelli in prodotto unifico da dosare settimanalmente. In ogni caso, a causa della limitata crescita iniziale, è consigliabile seguire il protocollo iniziando con dosi dimezzate, permettendo così alle piante di assorbire completamente il fertilizzante senza sprecarne nemmeno un po’, per evitare di lasciarlo libero in vasca e disponibile per le alghe, ovviamente non desiderate. A questo punto inizieremo anche a dosare la CO2, se l'impianto è disponibile.

Trascorse le prime due settimane inizieremo a fare i primi test: in questa fase quello che ci interesserà verificare è l'avvio del ciclo dell’azoto, a tal fine verranno monitorati i Nitriti (NO2), che dovranno essere inizialmente presenti in tracce e gradualmente salire fino ad un punto di “picco”, per poi riscendere e tornare a zero; la scomparsa dei Nitriti avviene solitamente tra la 3° e la 4° settimana e determinerà il momento nel quale potremo dire che il nostro filtro sarà maturo e l’acquario sarà pronto ad ospitare i primi inquilini.



SCELTA DEI PESCI E LORO INSERIMENTO

La scelta dei pesci andrebbe preferibilmente effettuata sulla base dei valori della vasca (ph, gh, kh), ma è anche possibile scegliere secondo i nostri gusti; se i valori fossero adatti fin da subito per l'allevamento di tali specie si potrebbe procedere subito all'acquisto dei primi pesci e inserirli in vasca, viceversa occorrerà adoperarsi per adattare i valori dell'acqua in modo da creare la miglior situazione per gli inquilini: ad esempio, se avessimo la necessità di avere un acqua più dura e un ph più alto dovremmo aggiungere sali, se invece ci fosse il bisogno della situazione opposta, quindi acqua più tenera e ph acido, bisognerà provvedere con cambi d’acqua di osmosi inversa e all'utilizzo di un acidificante. Tuttavia la “cura” dell'acqua è un argomento che tira in ballo anche altri parametri, ed essendo piuttosto complesso non può essere trattato esaustivamente in queste pagine, pertanto si rimandano gli approfondimenti agli articoli ed interviste sul sito di aquaexperience.it o alle discussioni sul suo forum. E' comunque vero che buona parte dei pesci provenienti dagli allevamenti sono adattati a tollerare acque con range di valori abbastanza ampi, quindi, salvo voler allevare specie con particolari esigenze o tentare la riproduzione, in linea di massima un'acqua con valori medi andrà in genere bene.

Salvo l'intenzione di creare una comunità di pesci particolarmente territoriali, ad esempio ciclidi dei biotopi dei laghi africani, è consigliabile iniziare ad inserire pochi pesci alla volta per evitare di non sovraccaricare il filtro che, pur essendo maturo, non ha ancora le potenzialità di smaltire le grandi quantità di nitriti che si formeranno. Se si ha la volontà di inserire più specie di pesci è consigliabile effettuare gli inserimenti con cadenze settimanali.
L’inserimento dei pesci va fatto con un adattamento graduale: i pesci vanno portati a casa dal negozio, negli appositi sacchetti chiusi con una riserva d'aria, nel più breve tempo possibile, evitando sbalzi termici, e, nel periodo invernale, cercando di mantenere la temperatura interna del sacchetto tenendolo in una borsa termica o vicino al proprio corpo; poi bisogna inserirlo nell’acquario lasciandolo galleggiare aperto senza versarne il contenuto, eventualmente fissandolo ai bordi con l'aiuto di alcune mollette da bucato, in modo da equilibrare la temperatura dell’acqua con quella della vasca; pochi minuti dopo si procederà ad inserire piccoli quantitativi di acqua prelevati dall’acquario ogni 5 minuti, per equilibrare i parametri fisico-chimici dell'acqua; quando la quantità d’acqua immessa nel sacchetto è circa la stessa che vi era già presente si potranno liberare i pesci in vasca; è consigliabile fare questa operazione di acclimatazione a luci dell’acquario spente, per mantenere i pesci più tranquilli possibile; quando si osserverà un comportamento tranquillo dei pesci che nuoteranno quindi liberamente in vasca si potranno riaccendere le luci.

Soprattutto nei primi giorni dopo l’inserimento bisognerà saper cogliere i segnali di benessere o malessere dei nostri inquilini, osservando il loro comportamento: movimenti strani, nuoto in superficie, come se volessero respirare fuori dall’acqua e in genere ogni comportamento anomalo potrebbe significare che qualcosa non va e indurci a un controllo più approfondito; un monitoraggio dei parametri più importanti tramite i test che non dovrebbero mai mancare nel nostro piccolo laboratorio ci permetterà di capire subito se il problema sia dovuto all'acqua o sia da ricercare altrove.

Il costante controllo dei parametri fisico chimici dell'acqua e il loro mantenimento fa parte della manutenzione dell'acquario, che verrà trattata nella parte terza di questa guida.



Clicca "qui" per passare direttamente alla terza ed ultima parte della guida.



Autori: Mauro Antoniazzi, Paolo Ranzato

Ultimo aggiornamento (Venerdì 02 Gennaio 2015 14:26)