Caridina pareparensis parvidentata

 


Caridina pareparensis parvidentata

(Roux, 1904)



http://www.aquaexperience.it/images/stories/invertebrati/crostacei/atyidae/caridina_pareparensis_parvidentata/caridina_pareparensis_parvidentata_001.jpg



Piccolo gamberetto d’acqua dolce originario dell'Indonesia, buon consumatore di alghe, robusto, vivace e molto prolifico. Adatto anche ad acquari di ridottissime dimensioni, in cui va inserito in branco non inferiore alle 10 unità, comunque sempre evitando l’abbinamento a pesci troppo grandi e/o carnivori. Difficoltà d’allevamento: moderata.

Nome scientifico:

Caridina pareparensis parvidentata



Nomi comuni:

Malawa shrimp
Sulawesi inland shrimp
Mini Japonica


Famiglia:

Atyidae


Genere:

Caridina


Specie:

C. pareparensis (De Man, 1892)


Sottospecie:

C. pareparensis parvidentata (Roux, 1904)


Luogo d’origine:

Indonesia (isola Sulawesi, sorgenti del fiume Malawa).


Morfologia:

come in tutte le specie del Genere Caridina il corpo dell’animale è interamente coperto da una corazza detta "esoscheletro". In C. pareparensis parvidentata l’esoscheletro ha una colorazione di base grigio tenue, ma con tonalità variabile in ragione di ambiente circostante, luce e regime alimentare, è spesso ricoperta da punteggiatura scura tendente al nero, ma anche in questo caso con tonalità variabile, fino a risultare non visibile in alcune situazioni e/o in alcuni esemplari; sono presenti inoltre delle bande verticali scure, anch'esse però non sempre visibili. L'esoscheletro piuttosto trasparente lascia intravedere (anche piuttosto dettagliatamente) il corpo dell'animale.
Si tratta di animali con spiccate doti di mimetizzazione, variano la propria livrea all'occorrenza, in particolari situazioni possono comparire bande verticali chiare ad esempio, mentre la tonalità di base della corazza può virare al marrone, oppure scurirsi notevolmente, o addirittura assumere tonalità azzurrate, o verdi, o giallognole. In condizioni standard comunque la colorazione di base resta un grigio molto tenue, appena accennato, quasi più un bianco lattiginoso, con un'elevata trasparenza dell'intero esoscheletro, una livrea quindi piuttosto anonima se confrontata con molte altre specie congeneri più famose e da tempo ben diffuse in ambito acquariofilo.
Gli occhi sono scuri, color grigio/nero, ed anche su di essi può notarsi la punteggiatura scura che spesso osserviamo caratterizzare l'intero esoscheletro.
L’esoscheletro è composto dal "carapace" (parte anteriore a difesa supplementare del capo) e dal "cefalotorace" (a tutela del capo e del resto del corpo e diviso in più parti mobili). Durante la crescita dell’animale l’esoscheletro necessita di essere sostituito più volte per far posto ad una nuova corazza che sarà di volta in volta più grande. Se quindi vi capita di scorgere nel vostro acquario il corpo esanime di una Caridina aspettate a disperarvi, potrebbe trattarsi semplicemente del suo esoscheletro. In tal caso non preoccupatevene e lasciate pure in vasca l’esoscheletro, in questo modo esso fungerà da nutrimento per le Caridine presenti le quali hanno così modo di recuperare importanti sali minerali, indispensabili proprio per i processi di formazione dei successivi esoscheletri.


Dimorfismo sessuale:

da adulta la femmina è distinguibile dall’addome più voluminoso, che tende a conferirgli un aspetto decisamente più tozzo e massiccio rispetto al maschio. Le femmine adulte sono anche leggermente più lunghe dei maschi.


Dimensioni:

dai 12 ai 15 mm i maschi, un paio di mm in più le femmine.


Ciclo vitale:

varia molto in ragione della temperatura dell'acqua, comunque in linea di massima possiamo affermare che in un acquario tropicale dovrebbero vivere circa due anni.

 

 

http://www.aquaexperience.it/images/stories/invertebrati/crostacei/atyidae/caridina_pareparensis_parvidentata/caridina_pareparensis_parvidentata_002.jpg

 

http://www.aquaexperience.it/images/stories/invertebrati/crostacei/atyidae/caridina_pareparensis_parvidentata/caridina_pareparensis_parvidentata_003.jpg

 

http://www.aquaexperience.it/images/stories/invertebrati/crostacei/atyidae/caridina_pareparensis_parvidentata/caridina_pareparensis_parvidentata_004.jpg

 

http://www.aquaexperience.it/images/stories/invertebrati/crostacei/atyidae/caridina_pareparensis_parvidentata/caridina_pareparensis_parvidentata_005.jpg

 

 

Dimensioni Acquario:

non hanno particolari esigenze di spazio, ma logicamente non bisogna esagerare, anche perchè a differenza di molte altre specie congeneri questo gamberetto è decisamente vivace ed ama muoversi un po' a tutti i livelli, nuotando anche in acqua libera. Consigliamo almeno 2 litri netti d’acqua per esemplare. In un acquario da 20 litri netti ne potremo quindi inserire un piccolo gruppetto di 8 / 10 esemplari. Attenzione però al problema relativo alla loro prolificità, si riproducono molto in fretta.


Valori consigliati per l’acquario:

- PH: 6,8 / 8,5
- GH: 5 / 25 °dGH
- Temperatura: 17 / 30 °C


Allestimento acquario d'allevamento:

è una specie non prettamente alga-dipendente, ma la presenza di patine algali resta comunque un elemento indispensabile, per star bene deve quindi avere sempre a disposizione piante, legni ed arredi vari da ripulire. L’allestimento dell’acquario deve essere pianificato per soddisfare tale peculiarità.
Personalmente non ho mai assistito ad episodi di "evasione" dall'acquario da parte di questa specie, tuttavia trattandosi pur sempre di una Caridina sconsglio di tenere le vostre C. pareparensis parvidentata in acquari aperti, soprattutto se amate riempirli fino all'orlo, il rischio che ne salti fuori qualcuna c'è sempre.
Le fessure delle bocchette d’aspirazione del filtro non dovranno essere troppo larghe altrimenti queste Caridine potrebbero venir aspirate al suo interno, soprattutto quelle più piccole.


Alimentazione:

specie onnivora, si nutre di tutto ciò che di commestibile trova in acquario con predilezione per microfauna ed alghe. Anche fonti proteiche non devono mancare. Non disdegna di cibarsi di pesci morti.


Livello di nuoto:

tutti i livelli con predilezione per il fondo.


Comportamento:

gamberetto pacifico e vivace, per nulla timido se tenuto correttamente, va inserito in gruppetti di almeno 8 / 10 esemplari.


Biocenosi:

non abbinare le Caridine a pesci di taglia eccessiva e tendenzialmente carnivori (ad esempio Pterophyllum scalare e altri Ciclidi in genere) in quanto potrebbero venir da essi attaccate e divorate. In caso di abbinamento ad altre specie del Genere Caridina non vi è rischio di ibridazione.



La Riproduzione


Difficoltà d’ottenimento della riproduzione in cattività:

decisamente facile da ottenere. Tuttavia in plantacquari molto fertilizzati il tasso di sopravvivenza di uova e piccoli si riduce sensibilmente. Non ho trovato notizie certe ed attendibili in merito a quali possano essere nel dettaglio i fertilizzanti più problematici in tal senso, ma sulla base della mia (modesta) esperienza personale tenderei a puntare il dito in particolar modo sul Carbonio e sul Nitrato.


Modalità riproduttiva:

specie ovipara.


Maturità sessuale:

non ho dati certi in merito al periodo necessario al suo raggiungimento, che è comunque influenzato dalla temperatura.


Formazione della coppia:

se in gruppo numeroso e in habitat idoneo le Caridina pareparensis parvidentata si accoppiano frequentemente, non esistono casi di formazione di coppie fisse, i rapporti sessuali avvengono meccanicamente senza uno schema preciso, e le gravidanze si susseguiranno senza sosta.


Alimentazione della coppia:

l’aumento della disponibilità di alimenti stimola la riproduzione delle Caridine.


Valori consigliati per l’acquario riproduttivo:

non ho dati certi in merito


Allestimento acquario riproduttivo:

consiglio di tentare la riproduzione di questo simpatico gamberetto in un acquario dedicato (anche meno di 10 litri di capienza sono sufficienti), ove inserire un gruppetto di giovani esemplari con presenti un paio di maschi per ogni femmina. Fondamentale la presenza di vegetazione che garantisca un apporto costante di microfauna e di proliferazioni algali, ideali allo scopo Cladophora aegagropila (che è già di per sé un’alga) e muschi vari (ad esempio Vesicularia dubyana). Il filtro della vaschetta deve essere sottodimensionato e sulle rispettive griglie d’aspirazione deve essere posta una copertura di sicurezza a maglia fine per evitare l’assorbimento dei piccoli nel filtro stesso. Non vi sono casi di cannibalismo da parte dei riproduttori nei confronti della prole, quindi non c'è bisogno di separare immediatamente gli adulti dai nuovi nati.


Deposizione e Fecondazione:

le uova in totale non sono molte, in genere non arrivano a 10-15 unità, e verranno trattenute al sicuro dalla madre sotto al proprio ventre fino al momento della schiusa. Solo a quel punto avviene il rilascio dei piccoli.


Schiusa e Primi Giorni:

il tempo necessario all'ottenimento della schiusa varia anche di molto in ragione della temperatura dell'acqua. Nell’esatto momento della schiusa la madre divarica i pleopodi e libera i piccoli, già autosufficienti e del tutto simili agli adulti. Le neonate Caridine devo disporre da subito di alghe e microfauna in abbondanza. Possiamo per sicurezza somministrare con moderazione degli infusori liquidi specifici. Le piccole Caridine sono da subito morfologicamente identiche agli esemplari adulti, e seguono la stessa dieta normalmente seguita dagli adulti.

 

 

------------------------------

 

Autore : Andrea Perotti


Ultimo aggiornamento (Venerdì 07 Agosto 2020 18:21)